Art e Dossier

Sculture ispirate al mondo dell’astronomia e alla fascinazione per la volta celeste, accanto a opere storiche come il Tubo (1967) e a una selezione di disegni, celebrano l’opera di Eliseo Mattiacci nella mostra Eliseo Mattiacci. Gong ospitata negli spazi di Forte Belvedere a Firenze sino al 14 ottobre. Come sottolineato da Sergio Risaliti, curatore dell’esposizione, l’intera attività di Mattiacci, uno dei massimi protagonisti del panorama artistico contemporaneo, dimostra una coerenza e una libertà esemplari, unite a una potenza lirica sorprendente, messe pienamente in luce dalla mostra fiorentina. Divisa fra gli spazi della palazzina e quelli esterni del giardino, l’esposizione segue l’artista dai primi lavori incentrati sulla terra, sui miti e sulla contemplazione degli astri, fino a giungere alle sue opere e installazioni più recenti fra cui l’inedita Scultura che guarda (2008-2009). Grande risalto è dato naturalmente alle opere ispirate agli astri e alla volta celeste − con esempi come i due totem Verso il cielo (1987) e Vedere verso l’alto (1992) −, temi questi molto cari a Mattiacci che ha affermato: «Mi sento attratto dal cielo con le sue stelle e pianeti e, al di là, dalle nostre galassie, è una immaginazione che va oltre, come a voler sfidare la fantasia stessa, come in un sogno. Mi piacerebbe lanciare una mia scultura in orbita nello spazio. Sarebbe davvero un bel sogno sapere che lassù gira una mia forma spaziale». Interessante inoltre la sezione che si sofferma sull’opera grafica dell’artista con disegni mai esposti prima, e che approfondisce una parte dell’attività di Mattiacci meno conosciuta, ma altrettanto importante.