Col naso all’insù: caccia agli affreschi sulle facciate dei palazzi di Trento
I mercatini di Natale. I meravigliosi panorami montani. Le tradizioni folkloristiche. Queste sono alcune delle risposte più comuni alla domanda "Quali sono le immagini simbolo della città di Trento?". Entrando però nel cuore della città, si scopre come una delle attrattive d’arte più caratteristica e diffusa, sia la presenza di molteplici palazzi dalle facciate affrescate. Girovagando per il centro storico, basta alzare lo sguardo per scoprire come le case dipinte siano un elemento pregnante del volto urbano. A Trento, l’uso di dipingere le facciate si ispirò a quanto si faceva nell’area veneta, specie nei secoli XV e XVI. Nel corso del Cinquecento quest’usanza venne fortemente incentivata dal principe-vescovo Bernardo Clesio che, nel 1533, in una nota lettera a uno dei suoi più stretti collaboratori, raccomandava di convincere i cittadini più abbienti a far dipingere con affreschi le facciate delle loro dimore. Partendo dal Castello del Buonconsiglio seguiremo un breve itinerario “col naso all’insù” che ci porterà nel cuore della città: piazza del duomo. Lasciato il castello alle spalle, e imboccando la perpendicolare via san Marco, incontriamo palazzo Meli del Monte. L’edificio sorse fra il 1505 e il 1515 in una posizione privilegiata, ossia nella zona detta del “Cantone” che corrisponde all’area dell’attuale via del Suffragio (in antico Contrada Todesca). Sulla facciata che dà proprio su via del Suffragio, domina l’aquila nera a due teste, stemma di Massimiliano I. Tutt’intorno, in trasparente allusione alla virtù e alla forza dell’imperatore, si snodano le eroiche imprese di Ercole. Vista la scelta del tema e del protagonista è possibile datare la decorazione intorno al 1516, anno che vide un soggiorno a Trento dell’imperatore asburgico. La nostra “caccia all’affresco” prosegue imboccando via Oss Mazzurana. Nell’area che originariamente era denominata Contrada di San Benedetto è visibile la facciata di palazzo Cazuffi, dove è raffigurata una serie di affreschi parzialmente conservati. Sulla sommità sono visibili tre riquadri discretamente conservati, raffiguranti la storia di Rebecca, la cui narrazione segue le linee della Genesi. I sei medaglioni del fregio contengono invece profili virili, assai danneggiati, che sulla base dell’iscrizione ancora leggibile, “I GENITVS ISRAEL”, sono identificabili come i primi sei dei dodici figli di Giacobbe, conosciuto anche con l’appellativo “Israel”. Il programma iconografico, interamente dedicato alla Bibbia, era completato nella parte bassa della facciata dalla raffigurazione (totalmente perduta) della partenza degli Ebrei dall’Egitto. Procedendo nel nostro tour ci incanaliamo nella caratteristica via delle Orne per poi sbucare sulla più rinomata via Belenzani. Qui incontriamo palazzo Thun, su cui è visibile un prezioso finto bugnato-grigio risalente alla fine del Quattrocento e venuto alla luce nel 1997. A Palazzo Geremia, oggi prestigiosa sede comunale insieme a Palazzo Thun, è visibile una decorazione ad affresco che riveste tutto il prospetto della facciata. La composizione è ripartita in tre fasce orizzontali divise da fregi. In basso, un gigantesco guardaportone armato di alabarda sorveglia il portale, mentre sulla sinistra è raffigurata l’immagine allegorica della Ruota della Fortuna che, girando, prima porta al successo gli esseri umani e poi li fa precipitare a capofitto nella malasorte. Infine, sopra l’ingresso, una Madonna con il Bambino fra due santi: Giovanni Battista e Antonio abate. Proseguendo lungo via Belenzani, avvicinandoci al Duomo, troviamo palazzo Quetta Alberti-Colico, la cui facciata presenta una sovrapposizione di affreschi quattrocenteschi e cinquecenteschi, con motivi prevalentemente floreali. Giungendo finalmente nella piazza della cattedrale, affacciata sul lato occidentale, sorge Casa Balduini. Il Palazzo conserva forse la più antica decorazione esterna della città: un ornato composto da festoni verdi e fregi con fiori e fogliami, sospesi sul fondo candido dell’intonaco, ad imitazione dei vegetali utilizzati un tempo negli apparati festivi. Le case Cazuffi-Rella sono due palazzi affiancati, costruiti nel corso del XVI secolo dinanzi la cattedrale di San Vigilio. Gli affreschi che li abbelliscono vengono attribuiti a Marcello Fogolino, pittore di origine friulana che dipinse anche un affresco raffigurante Carlo Magno in trono in una facciata del Castello del Buonconsiglio. A casa Rella spicca la rappresentazione della medievale “scala di virtù” in cui un giovane personaggio sale una scala che porta verso il cielo. Tre ostacoli gli impediscono di salire: la miseria, la seduzione e la morte. La grande superficie pittorica risulta ricchissima di temi moraleggianti. Fra essi si distingue l’Esperienza, qui personificata da donna dipinta nell’atto di sollevar per i capelli un paio di putti, che a loro volta rappresentano la verità e la menzogna. Nella porzione di destra, all’estremità, si riconosce la figura allegorica della Fortuna: collocata all’interno di un’ambientazione marina, una donna nuda si aggrappa ad una vela gonfiata dal vento favorevole. In alto sono narrati i Trionfi d’Amore, di Apollo e dell’Abbondanza. A Casa Cazuffi, nella parte superiore della facciata, i tre soggetti principali raffigurati sono riconducibili a Nemesi, dea della Giustizia (in equilibrio stabile sulla ruota, con le briglie necessarie per tenere a freno l’arroganza), all’Occasione e, infine al Carro della Fortuna. In quest’ultima raffigurazione, la dea guida un carro trainato da cervi, è dipinta con due facce (una in luce e l’altra in ombra, con riferimento alla buona e alla cattiva sorte) e regge in alto la ruota alludente alla simbologia della Ruota della Fortuna, di cui proprio di fronte, in fondo alla piazza, la cattedrale offre uno degli esempi più conosciuti nella storia dell’arte. Nella fascia inferiore della facciata sono raffigurati un suonatore di ghironda cieco e l’episodio di Damocle alla mensa del tiranno Dionigi. La spada appesa con un filo sottile sopra la testa di Damocle è un ammonimento per coloro che desiderano ricchezza e potere, inconsapevoli del fatto di andare incontro anche al dolore. Infine, a ricordare l’importanza della misericordia e della generosità, un cavaliere viene in soccorso di un giovane indigente. Che si stia passeggiando con un vin brûlé in mano durante il periodo natalizio o che ci si stia dirigendo verso una conferenza del Festival dell’Economia, l’invito è quello di alzare gli occhi e soffermarsi a guardare. Immergersi in quei preziosi tasselli di storia, seppur sbiaditi e logorati dal tempo, ci aiuta a rivivere epoche lontane che hanno contribuito a dare un volto unico e un colore incantevole alla città di Trento.
Giulia Sartori