Alighiero Boetti. Cabinet de Curiosités da Tornabuoni Arte
Alighiero Boetti. Cabinet de Curiosités
«Nel lontano 1980, Giorgio aveva scoperto il nostro zoo in studio a Trastevere e ne fece un servizio fotografico per la rivista “Vogue”. Era ormai La stanza degli animali di Alighiero Boetti. Uno zoo d’artista, una vera e propria performance d’artista».
Così Agata Boetti rievoca le sue memorie di bambina, quando a otto anni provò sorpresa e delusione davanti alla scoperta di aver subito un "furto di gioco". Giorgio Colombo aveva, infatti, "catturato" il risultato di momenti ludici familiari tra Alighiero e i primi due figli, Matteo e Agata, trasformando una fantasia spensierata nel gioco serio dell'arte.
La mostra da Tornabuoni Roma, Alighiero Boetti. Cabinet de Curiosités, curata da Agata Boetti, apre in concomitanza con la mostra dedicata allo stesso artista presso l'Accademia di San Luca, Alighiero e Boetti. Raddoppiare dimezzando (ideata da Marco Tirelli e Caterina Boetti).
Entrambe le esposizioni inaugurano a Roma, città che accolse Boetti dal 1972 fino al 1994, prima vicino Trastevere poi verso il Pantheon. Da Tornabuoni troviamo preziosi lacerti della vita di Alighiero Boetti, provenienti dalla collezione privata della figlia: documenti inediti, schizzi, cartoline, progetti, lettere. Queste tracce del lavorìo intellettuale e immaginativo dell'artista sono allestite a parete come tasselli di mosaici, incorniciati a comporre una quadreria intima, come un album di famiglia.
Troviamo testimonianze fondamentali per comprendere la gestazione delle opere di Boetti come gli appunti per Cimento dell’armonia e dell’invenzione e per Lavoro Postale (entrambi del 1969) o l’unico bozzetto esistente per le Mappe del 1970. Inoltre, si apprezza una raccolta di disegni, frasi vergate con spontaneità frutto di scherzi e facezie come la cartolina inviata alla moglie Annemarie in cui leggiamo: «I love you baby, Frank Sinatra».
Da segnalare anche la presenza della classificazione, compiuta dal 1970 al 1973 dall'artista insieme alla prima moglie Annemarie Sauzeau, dei 1000 fiumi più lunghi al mondo: Classifying, the thousand longest rivers in the world, pubblicata nel 1977.
Vero e proprio nucleo generativo della mostra sono venti fotografie scattate da Giorgio Colombo (1945, Milano) che lo seguì dal 1970 fino alla sua scomparsa, grazie a un sodalizio professionale e a un rapporto nutrito da stima reciproca e amicizia sincera.
Giorgio Colombo studiò pittura presso la Scuola d'arte del Castello Sforzesco per poi diventare Art Director e fotografo dell'Olivetti. Come sottolinea Agata Boetti, le sue fotografie corredate da precise annotazioni su persone, date e luoghi ci restituiscono umori altalenanti — giorni di felicità, come di sconforto — successi, tessuti amicali, fantasmi del carattere di un uomo extra-ordinario che, forse a sua insaputa, ha segnato la Storia dell'Arte (italiana e non) del secondo Novecento.
È stata presentata il 7 novembre al MAXXI la pubblicazione La vita di Alighiero Boetti, a cura di Forma Edizioni, che raccoglie i trent'anni di scatti di Giorgio Colombo. Tutto partì i primi mesi del 1970 quando il fotografo si innamorò della piccola Dama esposta presso Galleria Toselli a Torino, che era già stata venduta. Così ricorda Colombo quando gli venne consegnata una nuova versione dell'opera: «con mia enorme sorpresa era quattro volte più grande di quella che mi aspettavo. Alighiero non volle denaro e mi propose invece uno scambio: il suo lavoro per il mio».
Giorgia Basili