Alla Fondazione Magnani-Rocca il Parco Romantico è tornato al suo splendore
Sulle riviste d’arte la Fondazione Magnani-Rocca è spesso protagonista di servizi relativi alle mostre che vengono allestite nei suoi spazi oppure alla prestigiosa collezione permanente che custodisce capolavori di Monet, Cézanne, Goya, Tiziano, Dürer, de Chirico, Morandi. Ma quella villa immersa nella campagna tra Parma e Reggio Emilia è anche inserita in uno straordinario contesto naturalistico che si caratterizza per la stratificazione in un solo luogo di tre secoli di arte del giardino: sono infatti presenti, in un insieme armonico ed equilibrato, diversi modelli di giardino, da quello all’italiana al parco all’inglese e infine al giardino contemporaneo.
Grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e sulla base del progetto paesaggistico e agronomico di Elisa Marmiroli dello Studio Àrbora si è appena concluso un restauro da record nei 12 ettari di aree verdi: sono così tornati al loro più antico splendore il grande giardino all’inglese e a quello all’italiana. Il patrimonio vegetale si compone in totale di oltre 900 alberi, appartenenti a 37 specie botaniche, che sono stati tutti censiti e curati, valorizzando in particolare i tre esemplari monumentali iscritti nell’Elenco degli Alberi Monumentali d’Italia: un imponente cedro del Libano (Cedrus Libani), una rara sequoia (Sequoia sempervirens) e un magnifico platano (Platanus hybrida). Sono state inoltre messe a terra più di 8.000 piante (circa 100 le nuove specie introdotte), tra cui ulteriori collezioni botaniche di osmanthus, viburnum, cornus, hydrangea, magnolia e iris.
Tra le novità più rilevanti e anche più d’effetto, è stato ripristinato il laghetto del parco che oggi può contare su un sistema di biofiltrazione naturale e fitodepurazione che lo rende uno straordinario habitat biologico, mentre in un’area che prima era di scarso interesse si è creato un giardino contemporaneo, un unicum in Emilia Romagna. Si tratta di un progetto audace basato sui principi del “New Perennial Movement” del celebre designer di giardini Piet Oudolf e che dà un ruolo da protagonista alle piante perenni, quelle che tornano ogni anno, e alle graminaceea con la loro leggerezza, per un risultato più libero, più vicino alla natura, più attento al tempo.
Oggi quel giardino creato nel 1819 dal generale Filippo Paulucci delle Roncole, trasformato in senso romantico dal figlio Alessandro e dalla moglie Marianna Panciatichi tra il 1850 e il 1860, e completato da Luigi Magnani negli anni ’60 del Novecento con un raffinato giardino all’italiana di ispirazione rinascimentale, rientra a pieno titolo nel percorso di visita della Villa dei Capolavori e consente di immergersi in un contesto rigenerante che conserva la memoria di chi, in un passato glorioso, ha passeggiato su quei prati e sotto quegli alberi. Accanto al raffinato intellettuale Magnani, Giorgio Morandi, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Alberto Moravia, Italo Calvino, Giacomo Manzù e la Principessa Margaret d’Inghilterra hanno contribuito con la loro presenza a fare di Mamiano un crocevia culturale cosmopolita, dove arte, letteratura e natura si fondevano in un dialogo creativo irripetibile.
Marta Santacatterina