Il libro che raccoglie i pensieri di Maria Lai sull’arte
Maria Lai
Le ragioni dell’arte. Cose tanto semplici che nessuno capisce
Electa, Milano 2024
pp. 96
€ 22
È una conversazione che percorre in diagonale la vicenda artistica e la poetica di Maria Lai il fulcro del volume riedito da Electa nella collana Pesci rossi, all’interno della nuova serie dedicata alla creatività femminile. Le ragioni dell’arte. Cose tanto semplici che nessuno capisce tiene traccia dei dialoghi fra l’artista originaria di Ulassai scomparsa nel 2013 e Giuseppina Cuccu, insegnante nella scuola elementare, esperta di antropologia e tradizioni popolari e collaboratrice di lunga data di Maria Lai. In poco meno di cento pagine sono custoditi i capitoli essenziali di un vissuto nel quale biografia e arte si fondono, diventando il cardine di un approccio al mondo distillato nelle brevi ma potenti riflessioni che animano i colloqui avvenuti fra il 1992 e il 2001, perlopiù sullo sfondo di Cardedu, dove Lai trascorse gli ultimi anni della sua esistenza.
Schiudendo le porte sulla propria formazione e sui propri modelli di riferimento, l’artista accompagna Cuccu – e il lettore – lungo un viaggio di avvicinamento non soltanto alle opere di cui fu autrice, ma anche agli orizzonti di pensiero che accolgono il suo modo di intendere l’arte stessa. L’incontro con lo scrittore e giornalista Salvatore Cambosu ‒ docente di Maria Lai a Cagliari, quando frequentava la scuola media ‒ e con Arturo Martini ‒ del quale fu allieva a Venezia, nella classe di scultura all’Accademia di Belle Arti ‒ fornì a Lai solidi punti di ancoraggio per sviluppare la propria mappatura delle ragioni dell’arte e del fare arte. Dal tema della comprensione al valore del vuoto, dall’importanza del ritmo del respiro allo snodo dell’interpretazione, i “fuochi” concettuali che si accendono e si spengono nelle conversazioni tra Cuccu e Lai sono i medesimi che illuminano i suoi primi passi da artista e che la guidano nella realizzazione di interventi via via più materici e partecipativi – basti pensare alle Tele cucite e al celeberrimo Legarsi alla montagna. “L’opera non esisterebbe senza le interpretazioni che possono essere infinite. L’artista avvia una fecondazione, l’interprete la
nutre e la porta lontano”, afferma Lai nel 1994 e in tali parole riecheggia la lezione di Martini, da lei stessa citata: “Gli artisti crescono interpretando le opere del passato e ogni artista dà una sua originale interpretazione a ciò che di quell’opera non ha capito. La possibilità di interpretare deriva sempre da una incomprensione, la comprensione totale di un’opera porta al silenzio”.
Per un’artista come Maria Lai, che non ha avuto paura di “giocare” con l’arte e di indagarne al contempo il ruolo – ad esempio combinando testi scritti e immagini nella Barca di carta ‒, lo sforzo interpretativo è un argomento che non si può liquidare ricorrendo a facili regole. Come artista sempre spaventata dall’idea di “entrare nei ranghi di un sistema” e sempre interessata al “tentativo trovare parole, proporre dialoghi sulle ragioni dell’arte, sulla possibile lettura per interpretare le opere”, questo tentativo è l’energia che ne alimenta il fare e il pensare. I dialoghi con Giuseppina Cuccu e le “citazioni e libere riflessioni di Maria Lai per aiutare a leggere l’arte figurativa” che chiudono il volume – oltre al sintetico ma efficace apparato iconografico ‒ riempiono di ulteriore senso l’azione artistico-intellettuale di Maria Lai, invitando a tenere ben vivi i fuochi accesi durante il suo cammino.
Arianna Testino