Art e Dossier

La ricerca della levità: Mario Merz a Torino

categoria: Grandi Mostre
28 October 2024 – 2 February 2025

Qualcosa che toglie il peso. Opere di Mario Merz

Torino
Fondazione Merz

Nei suoi ultimi anni, Mario Merz si dedicò con fervore quasi ossessivo a esplorare le strutture profonde celate dietro ai modelli, per arrivare al nucleo del pensiero umano. Un'indagine guidata dal filo rosso dell'antropologia strutturale di Claude Lévi-Strauss che lo portò a creare opere di straordinaria leggerezza concettuale, sospese tra natura e cultura. La Fondazione Merz di Torino celebra questo percorso con Qualcosa che toglie il pesoun'esposizione curata da Beatrice Merz e che presenta una selezione di lavori emblematici in cui l'inconscio si fa struttura e il principio di reciprocità segna il passaggio dalla natura alla cultura. Mario Merz incarna il paradosso dell'artista sciamano. Pittore, scultore e filosofo per vocazione, ha attraversato il XX secolo inseguendo l'essenza delle cose con uno sguardo acuto e visionario. Il suo lascito, un tesoro di opere stratificate e poetiche, si offre oggi in tutta la sua potenza evocativa. Le sue installazioni monumentali insieme ai dipinti mettono in scena il dialogo costante tra organico e inorganico, tra archetipo e quotidianità, con igloo primordiali che si vestono di pietre e pane, in un gioco di contrasti che accosta l'elementare al complesso, il primitivo al contemporaneo, annullando le distanze tra natura e cultura.

Col procedere degli anni, le opere di Merz diventano sempre più essenziali ed epifaniche. Strutture al tempo stesso fisiche e mentali, capaci di attivare processi di trasformazione nello spazio e nell'osservatore. La leggerezza non è assenza di peso, ma un progetto lucido e radicale per ripensare il mondo. Presenti in mostra anche bozzetti, note composte da appunti e registrazioni con la voce dello stesso Merz, foto d'archivio che svelano la sua metodologia progettuale, un pensiero che procede per scarti ed epifanie. Documenti che ci restituiscono il suo processo creativo sempre in divenire, mosso da un'instancabile tensione alla reinvenzione dei codici. Dall'Informale all'Arte povera, fino agli esiti più visionari, il percorso traccia un ritratto a tutto tondo di un artista troppo a lungo confinato nel ruolo riduttivo di scultore dello spazio. I materiali prediletti da Merz, poveri, naturali, organici, punteggiano la mostra come indizi di una ricerca ostinata dell'origine, di ciò che permane nel divenire incessante delle forme. Questi elementi primari sono soglie verso l'altro da sé, verso un tempo circolare scandito dal ritmo della natura.

L'allestimento mira a ricreare negli spazi austeri della Fondazione la vertigine concettuale tipica degli ambienti di Merz, dove la percezione è sempre sul punto di ribaltarsi nel suo opposto. Un gioco di contrasti che mette in cortocircuito l'immanenza della materia con la trascendenza del gesto artistico.

Lucia Antista