Art e Dossier

Picasso.mania

categoria: Grandi Mostre
7 October 2015 – 29 February 2016
Paris, France
Grand Palais
Opening: 10-20, Me-S 10-22 Chiuso Ma

Su Picasso.mania, la grande mostra parigina appena inaugurata al Grand Palais, abbiamo scritto un’anticipazione nel numero di ottobre di Art e Dossier (La Mania di Picasso, pp. 20-25). Come promesso, dopo l’inaugurazione, diamo adesso qualche suggestione in più. La mostra è dedicata a Picasso e agli artisti che dagli anni Sessanta del XX secolo si sono ispirati al “papa dell’arte del Novecento”, come lo chiamarono nel dopoguerra i giornalisti più frivoli, che non mancavano di registrare ogni evento mondano che riguardasse il grande artista. Va detto che la fortuna di Picasso fra gli artisti del secondo Novecento non è così lineare come si potrebbe pensare; anzi all’inizio degli anni Settanta l’ultima produzione picassiana fu oggetto di una forte revisione critica, non solo delle femministe militanti. Eppure proprio i dipinti più tardi e denigrati sono quelli che hanno influenzato le generazioni anni Ottanta (nel 1981 la Royal Academy organizzò a Londra una mostra col titolo significativo A new Spirit in Painting). Una schiera di artisti di diverse tendenze, dunque, dai bad painters ai nuovi fauves alle transavanguardie, si riconobbero nelle ultime opere di Picasso che ristabilivano la figurazione e la narrazione. Ma non solo di questo parla la mostra. È un evento che potrà interessare non solo chi studia la fortuna critica di Picasso (per i quali sarà indispensabile anche il catalogo che accompagna l’esposizione, 39 euro), ma anche tutti coloro siano interessati ai movimenti artistici più recenti: pop art, minimalismo, bad painting, iperrealismo fino ai nuovi orientamenti del XXI secolo. Gli organizzatori, fra i quali la nipote di Picasso, Diane Widmaier-Picasso, hanno superato ogni aspettativa nel rendere l’evento non solo di grande impatto visivo ma anche efficacemente didattico. Tutti i mezzi sono esplorati: pittura, scultura, grafica, video, installazioni, performance. Bisogna prevedere una visita di almeno tre ore, anche perché vale la pena soffermarsi a lungo sulle videoinstallazioni, come quella del grande mosaico d’interviste nella prima Sala, dove decine di artisti più o meno celebri (fra i quali Schnabel e Jeff Koons) raccontano la loro esperienza, il loro approccio a Picasso, subito qui rievocato da uno dei suoi primi autoritratti.  Così, sala per sala, si procede seguendo un doppio binario:da una parte decine di opere originali di Picasso riunite a parete secondo accrochages tematici che lo stesso artista usava allestire in occasione delle mostre più importanti (qui documentate da fotografie d’epoca); dall’altra decine di opere di artisti che lo hanno omaggiato nei modi più diversi: da Hockney ai nostri Cattelan e Vezzoli, da Basquiat a Jasper Johns, da Warhol a Rauschenberg e Oldenburg, fino agli artisti africani e del Medio oriente, che rievocano Guernica secondo una visione postcoloniale, che mette in risalto anche i genocidi e i disastri della guerra con impressionanti installazioni. Di sala in sala, vediamo accostamenti mai casuali fra opere “contemporanee” e originali di Picasso (provenienti dal rinnovato Musée Picasso e da musei e collezioni di tutto il mondo). Fra i filmati, la poliedrica installazione Triciclo, curata da  Jean-Paul Battaggia e Fabrice Aragno: una suggestiva rievocazione di Picasso, delle sue opere, delle sue apparizioni, della sua voce che si dissolve di volta in volta in frammenti di film di Orson Welles, Clouzot, Godard, Truffault, o coreografie di Marta Graham. Picasso, in modi diversi, c’è sempre. Qui vale la pena sedersi, e rimanere almeno qualche decina di minuti. Ma poi, vanno visti tutti e diciotto i minuti del cortometraggio in bianco e nero Guernica (1978), di uno sconosciuto, giovanissimo Emir Kusturica, che accostava il celebre dipinto di Picasso alla tragedia della shoah. E ancora, l’esperimento dell’olandese Rineke Dijkstra, che alla Tate Gallery di Liverpool ha filmato un gruppo di scolari mentre indagano il quadro di Picasso con Dora Maar che piange, cercando di capirci qualcosa. Il dipinto non è mai inquadrato; lo possiamo solo immaginare tramite la descrizione dei ragazzi. Fra le rivisitazioni pop, Richard Pettibone che nel 1963 imita un Picasso imitato da Lichtenstein e poi ridipinge, copiandole esattamente, le Demoiselles d’Avignon, come più tardi farà anche, nel 1984, Mike Bido, riproducendole a grandezza naturale. Insomma, una vera Picassomania.

 

Gloria Fossi