POWER OF NATURE. La mostra di Mitch Epstein alle Gallerie d’Italia di Torino
Mitch Epstein. American Nature
Per decenni Mitch Epstein ha fotografato l’America. Con un senso di continuità stilistica ne ha colto il paesaggio, l’identità, le contraddizioni, la bellezza. Nell’ultima fase della sua produzione si è concentrato in particolar modo sul rapporto tra uomo e natura, sull’antropizzazione del paesaggio naturale, con un certo spirito critico e monito ambientalista, senza mai perdere però il gusto anche della contemplazione, dell’esaltazione di ciò che, in natura, è, originariamente, bello.
Alle Gallerie d’Italia di Torino, dal 17 ottobre al 2 marzo 2025, a cura di Brian Wallis - direttore del Center for Photography di Woodstock, New York – la mostra Mitch Epstein. American Nature raccoglie tre capisaldi dell’opera del fotografo americano: American Power, Property Rights e Old Growth, che dialogano, inoltre, con un’installazione audiovisiva che immerge lo spettatore nelle foreste vergini del Massachusetts. Partendo dalla produzione di American Power, con cui Epstein dal 2003 al 2008 ha documentato i siti in cui, negli Stati Uniti, vengono prodotti combustibili fossili, nucleare, idroelettrico, eolico e solare, il suo pensiero artistico è stato accompagnato da un’evidente riflessione critica e politica sull’ambiente e sull’azione umana. Con il rigore formale che lo contraddistingue, in questi tre corpi di lavoro, Epstein mette in evidenza il traballante dialogo tra la società americana e il suo paesaggio, ma anche il ruolo dell’artista che, su questa realtà al collasso, deve prendere posizione e testimoniarla al mondo.
Le immagini del fotografo, caposaldo di quel pensiero fotografico americano che negli anni Settanta aprì le porte all’uso del colore, per la tematica, ma anche per il grande formato con cui sono prodotte, stimolano una fruizione partecipe, un’immersione del pubblico al sentire di Epstein. Il sentimento dell’autore, però, non si esaurisce solo in un monito contro l’azione dell’uomo nei confronti della natura, come appare evidente in American Power e Property Rights, ma lascia spazio anche alla pura bellezza dell’elemento naturale, alle sue forme, ai suo colori, alla sua poesia compositiva, ai tronchi annodati che creano sculture viventi, alle geometrie perfettamente sincroniche di alcune sezioni di sequoia, alle altezze totemiche di alberi secolari. Tale contemplazione la si riscontra in Old Growth, progetto in partecommissionato da Intesa Sanpaolo, con cui Epstein ha voluto lasciare spazio allo spettacolo naturale, alla sua simbologia, alla visione di una foresta intesa come scenario in cui il Tempo esercita la sua azione di creatore di armonia e bellezza. La produzione di Mitch Epstein è esteticamente, formalmente e concettualmente travolgente, con un retrogusto di preoccupazioni in più per il futuro del mondo, per la bellezza che l’uomo sta piano piano cancellando e per quella che ha già cancellato.
Francesca Orsi