Art e Dossier

Quando la fotografia è impegno sociale: Dorothea Lange in mostra a Milano

categoria: Grandi Mostre
14 May – 19 October 2025

Dorothea Lange

Milano
Museo Diocesano Carlo Maria Martini

Dorothea Lange è stata una delle più significative fotografe statunitensi del XX secolo: gran parte del suo lavoro può essere classificato all’interno della “fotografia sociale americana del New Deal” come l’ha definita Arturo Carlo Quintavalle, tra i primi a far conoscere in Italia il progetto della Farm Security Administration. Quest’ultimo, in particolare, era un programma ideato dal governo di Roosevelt nel 1935 con lo scopo di promuovere le politiche del New Deal e consentì a Lange e a tanti altri fotografi – una quarantina in totale, tra i quali spiccano Walker Evans, Ben Shahn, Arthur Rothstein –, di viaggiare negli Stati Uniti per raccontare i luoghi e i volti della povertà attraverso decine di migliaia di scatti. 

I curatori Walter Guadagnini e Monica Poggi hanno quindi selezionato, per la mostra di Milano, circa un centinaio di fotografie di Dorothea Lange che, tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, fu testimone di eventi epocali quali il crollo di Wall Street e le sue conseguenze, e che la spinsero ad abbandonare il precedente mestiere di ritrattista per documentare l'attualità. Premessa dell’adesione alla Farm Security Administration è l’intenso reportage del 1935 che vide la fotografa, insieme all’economista Paul S. Taylor, percorrere le aree centrali degli Stati Uniti allora colpite da continue tempeste di sabbia – le celebri “Dust Bowl” narrate anche da John Steinbeck in Furore – che misero per lungo tempo in ginocchio i lavoratori del settore agricolo. Per conto del governo, Lange frequentò quindi le piantagioni di piselli della California a quelle di cotone degli Stati del Sud, afflitte da gravi forme di segregazione razziale e da sfruttamento particolarmente degradante nei confronti dei lavoratori. In questo contesto la fotografa scattò l’immagine forse più iconica della sua produzione, Migrant Mother: un ritratto di una giovane madre sconfortata che viveva con sette figli in un accampamento di tende e auto dismesse. Assai interessante, anche perché si tratta di un episodio storico ancora poco conosciuto, il nucleo di fotografie relativo alla popolazione americana di origine giapponese forzatamente internata in campi di prigionia dal governo americano a seguito del catastrofico bombardamento di Pearl Harbor scatenato il 7 dicembre 1941 dalla flotta del Sol Levante e che fu motivo scatenante per l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale. 

Il programma della FSA cessò nel 1942, ma Dorothea Lange continuò a fare la fotografa e, terminato il conflitto, all’inizio degli anni Cinquanta si unì alla redazione di “Life” e si dedicò all’insegnamento presso l’Art Institute di San Francisco. Dal suo lavoro emerge il coraggio di una eccellente reporter e la sensibilità di una ritrattista capace di raccontare l’esperienza del singolo e il dolore collettivo di tante comunità. E il suo messaggio è quanto mai attuale: le fotografie di Lange stimolano infatti una riflessione su temi come la povertà, la crisi climatica, le migrazioni e le discriminazioni che ancora oggi rappresentano problemi gravi e irrisolti. Attraverso le sue eccelse qualità di reporter e ritrattista, Lange riesce ad affrontare contesti complessi e drammatici, raccontando le esperienze personali e il vissuto emotivo di ogni persona incontrata lungo il percorso, evidenziando al tempo stesso come le scelte politiche e le condizioni ambientali possano ripercuotersi sulla vita dei singoli e cambiarne drasticamente le esistenze, fornendo ancora oggi spunti di riflessione su temi come la povertà, la crisi climatica, le migrazioni e le discriminazioni.

Marta Santacatterina