Grandi-mostre
Cento anni fa nasceva Saverio Barbaro, artista poliedrico che nella sua lunga vita si dedicò alla pittura, al disegno, alla scultura e alla ceramica e che nel 1948 cominciò a esporre le sue opere alla Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia, tenendovi due anni dopo una prima personale. Grazie a una borsa di studio del governo francese, nel 1952 poté recarsi a Parigi, intraprendendo poi dei viaggi in Svizzera, Germania, Belgio e Olanda, dove poté approfondire la pittura nordica e l’espressionismo. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta si recò quindi in Spagna, poi in Marocco, Tunisia e Algeria per scoprire la cultura mediterranea e arabo-islamica, entrambi temi privilegiati della sua ricerca.
Oggi la Fondazione Saverio Barbaro, costituita a Verona nel 2011, celebra il centenario del maestro organizzando quattro mostre, tutte curate dal direttore artistico della Fondazione Marco Dolfin, che intendono valorizzare e portare alla conoscenza del grande pubblico un patrimonio di oltre duemila opere, frutto del lavoro di Barbaro dagli anni giovanili fino alle ultime creazioni, realizzate pochi giorni prima della morte avvenuta nella sua casa di Montorio Veronese.
Le prime due esposizioni - Saverio Barbaro, Finestre sull’Oriente e Saverio Barbaro, le ceramiche – sono state allestite negli scorsi mesi rispettivamente presso il Centro Culturale Manin di Cavallino-Treporti e nello Spazio Micromega Arte e Cultura di Venezia. La prima, che comprendeva oli e opere su carta, tra cui molti inediti, era dedicata al rapporto dell’artista con il mondo africano e mediorientale; la seconda proponeva un’inedita selezione di ceramiche scelte con l’obiettivo di rappresentare la produzione artistica meno nota di Barbato. Anche in questi manufatti si possono ravvisare tutti i caratteri distintivi della sua poetica: un segno grafico lineare, sintetico e che a tratti ricorda Picasso, oltre ai soggetti orientalisti quali palme, volti arabeggianti, colombe; non mancavano in mostra i motivi decorativi di carattere erotico.
In autunno apriranno invece i battenti le ultime due rassegne: a Villa Brandolini di Pieve di Soligo (Treviso) – dove peraltro l’artista espose in passato - dal 5 ottobre si potrà visitare Saverio Barbaro, gli esordi di un maestro che illustrerà la sua produzione giovanile, dalla fine degli anni Quaranta agli anni Sessanta, mettendo in evidenza l’importanza avuta dalla pittura di Gino Rossi e della Scuola di Burano; Barbaro tuttavia abbandonò quel primo stile negli anni Cinquanta dopo aver compiuto i suoi viaggi all’estero grazie ai quali ebbe modo di maturare una più spiccata impronta personale.
Infine, dal 29 novembre al 6 gennaio 2025, palazzetto Tito, sede della Fondazione Bevilacqua La Masa, ospiterà di nuovo Barbaro dopo il suo esordio nel 1948 con un’ampia monografica comprensiva di 50 opere suddivise in sezioni dal taglio cronologico che racconteranno l’evoluzione artistica del maestro dalla giovinezza alla piena maturità.
Marta Santacatterina