Ungaretti e il Carso: poesia, pittura e storia tra Gorizia e Monfalcone
Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo; Da Boccioni a Martini. Arte nelle Venezie al tempo di Ungaretti sul Carso
Che pittura e poesia talvolta si avvicinino e addirittura si sovrappongano non è certo una novità. Proprio queste due “arti” sono le protagoniste di un vasto progetto ideato da Marco Goldin che di recente ha concentrato le sue ricerche attorno alla figura di Giuseppe Ungaretti, poeta al quale ha dedicato sia uno spettacolo teatrale messo in scena durante la scorsa primavera sia un progetto espositivo complesso, che si snoda tra le due sedi di Gorizia e Monfalcone e utilizza una pluralità linguaggi i quali, tutti assieme, restituiscono l’esperienza di Ungaretti sul Carso durante la prima guerra mondiale.
La prima tappa è a Gorizia, città di confine che si appresta a diventare Capitale Europea della Cultura assieme a Nova Gorica: negli spazi del Museo di Santa Chiara sono esposte le opere di dodici pittori italiani viventi che, nel novembre 2023, sono stati invitati dallo stesso Goldin a camminare a piedi sul Carso, evocando le tragiche battaglie sul monte San Michele, lasciandosi trascinare dalla corrente dell’Isonzo, immaginando le trincee dove combatté Ungaretti che, proprio nel gelo e nel fango, tra compagni ormai cadaveri e cannoni che tuonavano, scriveva folgoranti poesie. Da quei foglietti gelosamente tenuti nel tascapane prese vita Il porto sepolto, opera pubblicata nel 1916 a Udine in pochi esemplari, il primo dei quali è esposto in una teca tra i dipinti. I celebri versi, riprodotti anche su pannelli espositivi, risuonano in mostra insieme alle pennellate, ai tocchi di colore, ai neri intensi usati dagli artisti per tradurre visivamente i luoghi attraversati. Tra poesia e pittura si innesta inoltre la storia, che trova la sua manifestazione più concreta nell’esposizione di lettere, uniformi, armi – tra cui delle mazze chiodate, a testimonianza di una guerra brutale combattuta con mezzi insieme antichi e moderni – e dei commoventi manufatti, come gli accendini, che i soldati costruivano con bossoli di proiettili e altre povere cose trovate sul fronte di guerra. A unire tutti questi aspetti c’è un docufilm realizzato e interpretato dallo stesso Goldin: una narrazione suggestiva, coinvolgente, che fonde i paesaggi del Carso ai dipinti degli artisti, al racconto di Ungaretti soldato – senza trascurare il suo ritorno a Gorizia nel 1966 – e alla lettura di Ungaretti poeta.
La strada che da Gorizia porta a Monfalcone costeggia il corso dell’Isonzo, con le sue acque color acquamarina, e sfiora il sacrario militare di Redipuglia (vi riposano i resti di oltre centomila soldati italiani caduti durante la Grande Guerra). Giunti a destinazione, nella Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, si visita la mostra dedicata a quei pittori che, nel decennio 1910-1920, furono protagonisti dell’arte delle Venezie. Si incontrano allora Italico Brass, Gino Rossi, Umberto Boccioni, Felice Casorati, Umberto Moggioli, Vittorio Bolaffio, solo per fare alcuni nomi, e tra i dipinti fa capolino anche la scultura, con due opere di Arturo Martini. Si tratta soprattutto di artisti che hanno vissuto in prima persona la stagione delle mostre di Ca Pesaro organizzate da Nino Barbantini, lungimirante direttore che portò a Venezia gli esponenti più interessanti della contemporaneità, quelli che oggi si ritrovano anche, con capolavori assoluti, nella collezione permanente del museo. Ne risulta un panorama artistico vivace, all’avanguardia, che subito prima, durante e dopo i tempi di Ungaretti sul Carso mantennero vitale la forza dell’arte, nonostante la guerra. E se al piano terra della galleria si concentrano i ritratti e le opere dei cosiddetti “capesarini” che mettono al centro la figura umana, in una saletta laterale spiccano due rari paesaggi dipinti da Boccioni poco prima della morte improvvisa. Al piano superiore il focus è ancora sul paesaggio, stavolta di Burano e della Laguna veneziana, con un confronto puntuale tra le ricerche di Gino Rossi e Umberto Moggioli, artisti assunti dal curatore a emblemi di quel momento irripetibile per la pittura italiana dell’inizio del secolo. Tra le opere novecentesche compaiono degli “inserti” contemporanei realizzati dagli stessi pittori convocati a Gorizia e che tracciano una continuità tra le due esposizioni.
Marta Santacatterina