Art e Dossier

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Picasso in galleria

categoria: In galleria
13 March – 25 May 2018
Milano
Galleria tega

Sono pochi gli artisti dotati di un’inesauribile capacità di comunicare anche dopo la loro morte, e tra questi pochi spicca, eternamente sfolgorante, Picasso. Assurto ad autentica leggenda da vivo, anche ora che sono passati più di quarant’anni dalla sua scomparsa riserva di continuo – e quasi incredibilmente, ma questa è la forza dei grandi – la possibilità di intraprendere nuove letture della sua opera e della sua poetica. In occasione della mostra allestita presso la Galleria Tega a Milano, a cimentarsi con l’artista catalano è Walter Guadagnini il quale, per la ventina di opere su carta esposte – raffiguranti prevalentemente ritratti e nudi –, propone un punto di vista che prende spunto da un testo di Jean Clair del 1988 in cui, mettendo a confronto Les Demoiselles d’Avignon con il Ritratto di Adele Bloch Bauer di Gustav Klimt, si rintracciava un’evidente “somiglianza fra l’occhio e il sesso femminile”. La straordinaria sequenza dei disegni di Picasso, che si datano dagli anni giovanili (La negrita del 1914, ad esempio) a quelli di poco precedenti la sua morte, dimostra un profondo legame tra lo sguardo del pittore o i particolari degli occhi dei soggetti e la dimensione erotica delle rappresentazioni, a cui spesso non manca una forte vena ironica: ne è dimostrazione, ad esempio, Testa di donna del 1940, dove l’occhio è moltiplicato in senso cubista e, insieme ad altri dettagli anatomici, evoca le forme del desiderio.Del resto, tra i soggetti prediletti da Picasso lungo tutta la sua lunga carriera, vi è la celebre coppia del pittore con la modella, a cui si può accostare la Testa d’uomo e donna nuda del 1969 esposta a Milano, in cui, come sottolinea Guadagnini, la resa delle due figure si differenzia per l’uso del tratto: una linea pura ed essenziale delinea il corpo femminile, una serie infinita di piccoli segni ripetuti va invece a formare il volto dell’uomo, salvo che nel particolare dell’occhio, marcato in modo da evidenziare l’azione dello sguardo. Ma un’altra riflessione scaturisce dalle opere esposte negli spazi della Galleria Tega: il disegno, per il maestro di Malaga, non è solo un abbozzo preparatorio o un semplice schizzo. È opera autonoma, “luogo imprescindibile della creatività”, “è disciplina picassiana per eccellenza poiché rappresenta il momento in cui il pittore si appropria di ciò che gli sta davanti attraverso lo strumento più essenziale, il momento in cui sostanzialmente tra l’occhio e la cosa vista si trovano meno ostacoli”, scrive ancora Guadagnini, per il quale Picasso riesce a trasformare “anche la matita in uno strumento dalle infinite potenzialità cromatiche”. Tra gli altri lavori in mostra che vale la pena segnalare, Guitare del 1920 è una gouache su carta proveniente dalla collezione Ladislas Szecsi ed esposta al MoMA di San Francisco già nel 1938 e che, dopo la fase puramente cubista, apre a Picasso nuove suggestioni improntate su una maggior classicità; oppure il raffinato carboncino Gueridon, sempre del 1920, appartenuto a una collezione prestigiosa come quella di Berggruen. Ancora, si può ammirare Nu, homme à la pipe et Amour del 1969 che fu di proprietà del celebre gallerista e amico degli artisti cubisti Daniel-Heinrich Kahnweiler.

Marta Santacatterina