Art e Dossier

Il capolavoro fiammingo del mercante Bonsignori torna a splendere

categoria: Mostre
28 novembre 2024 – 2 febbraio 2025

Il retablo dei Magi dalla Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore di Milano

Milano
Museo Diocesano Carlo Maria Martini

Nel 1510 il ricco mercante Protasio Bonsignori da Busto si recò nelle Fiandre e lì acquistò, o addirittura commissionò, una preziosa macchina d’altare scolpita dalll’atelier dello scultore fiammingo Jan II Borman di Bruxelles e che originariamente era dotata di due grandi ante dipinte su entrambi i lati, oggi perdute. Bonsignori, rientrato a Milano, collocò l’opera nella sua cappella fatta edificare nello stesso anno presso l’oratorio di Santa Caterina del complesso della basilica di San Nazaro. Da quella posizione il retablo non si spostò più fino al 2022, quando venne sottoposto a un restauro condotto all’Institut Royal du Patrimoine Artistique) di Bruxelles grazie al sostegno della Fondation Roi Baudouin, della Fondation Périer-d’Ieteren e di Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto Restituzioni. Il risultato dell’intervento, che ha riportato allo splendore originario la scultura, viene ora presentato al pubblico negli spazi del Museo Diocesano Carlo Maria Martini grazie alla curatela di Paola Strada e Alessia Devitini. È così possibile ammirare la raffinata policromia, la doratura e tutte le sofisticate tecniche decorative come i broccati e i ricami in rilievo, le punzonature, le rarissime perle in resina e cera. Si tratta di un’opera eccezionale poiché è l’unico esemplare noto della bottega di Borman ad aver conservato policromia e decorazioni originali, ed è inoltre una delle pochissime tavole fiamminghe conservate - addirittura nella sua destinazione originaria - in Italia.

La cassa in legno di quercia reca numerose figure a tutto tondo e altorilievi che compongono la messa in scena dell’Epifania, con la capanna della Sacra Famiglia ambientata in un’architettura gotica. Osservando i personaggi, si può notare che i Magi non sono solo tre, bensì nove – un’iconografia rara ma talvolta adottata in età paleocristiana e più raramente nel Medioevo – e si differenziano per pose, costumi e attributi. Nell’affollato secondo piano lo scultore ha inserito episodi biblici secondari, ad esempio Salomè che incontra una vecchia o gli astronomi che scrutano il cielo, e compaiono pure delle figure bizzarre, come un personaggio alle prese con un bisogno corporale… figura che oggi fa sorridere e sorprende in una scena sacra, ma in realtà era abbastanza diffusa nell’arte nordica.

Marta Santacatterina