Art e Dossier

Il libro dedicato ai ricordi d’infanzia degli artisti

categoria: Cataloghi e libri


Gesine Borcherdt, Dream On Baby. Artists and Their Childhood Memories
Hatje Cantz Verlag, Berlino 2024
pag. 352
€ 38,95
 

L’infanzia è il terreno in cui la storia di tutti, volenti o nolenti, affonda le radici. Al netto dei cliché favolistici, essere bambini è un’esperienza complessa, nella quale confluiscono la bellezza della scoperta, l’emozione del gioco, ma anche i primi esercizi di relazione con il mondo e gli individui che lo popolano a partire dai genitori, cardini di un orizzonte affettivo destinato a condizionare inevitabilmente la vita adulta. 

 

Ma quale peso assegnano gli artisti ai propri ricordi infantili? E come li descrivono rispetto alla propria attività? Trae spunto da queste domande l’ambizioso dialogo innescato da Gesine Borcherdt, autrice del volume Dream On Baby. Artists and Their Childhood Memories pubblicato in inglese dalla casa editrice tedesca Hatje Cantz. Già curatrice, nel 2020, della mostra Dream Baby Dream presso Haus Mödrath ‒ Räume für Kunst, a poca distanza da Colonia, Borcherdt torna a parlare dell’infanzia degli artisti fra le pagine di un libro che riunisce i loro racconti in prima persona. Sono trentatré i protagonisti di una narrazione polifonica, costellata di traumiricordi divertentivicende familiaricariche di dolore ma anche di complicità e quiete. 

Invitati a percorrere a ritroso la strada verso i primi anni della loro esistenza, artisti oggi famosi vestono nuovamente i panni del loro sé bambino, dando spazio a legami, fatti e contingenze che ne hanno determinato il futuro. Un’infanzia germogliata in un clima ostile, dove silenzio, incomprensioni, atteggiamenti violenti stabiliscono le modalità del rapporto fra genitori e figli, diventa base su cui costruire approcci al mondo – e alla pratica artistica –differenti eppure in qualche modo complementari. Se Marina Abramović risponde a un trauma innegabile imponendosi di cogliere la bellezza nella quotidianità – “I could still be traumatized but I’m like ‘come on, cut the bullshit! Life is a miracle!’”, scrive ‒, Jean-Luc Verna sceglie di fare i conti con le proprie ferite emotive e di ottenere il meglio da esse, pur ammettendo di non aver ancora pienamente elaborato un vissuto intriso di sofferenza, nel quale il gesto di disegnare apre, tuttavia, spiragli luminosi. 

Il trauma non deriva soltanto da una rete di affetti minata fin dagli albori, ma anche da eventi storico-politici che mettono a dura prova – o addirittura annullano – l’ipotesi di un radicamento duraturo. Per artisti come Ai Weiwei, VALIE EXPORTMona HatoumErnesto NetoYehudit Sasportas, l’esilio, la guerra, l’impossibilità di fare ritorno a ciò che si considera casa, la dittatura, le tragedie personali e i lutti causati dai conflitti rappresentano la materia del ricordo ma anche le ragioni che spingono a fare arte – intesa come rifugio e alternativa. È Ai Weiwei a chiarire, in poche parole, questa dinamica: “Art is a protective mechanism and a refuge that helped me elude the trouble that I encounter in politics”.

Il tempo dell’infanzia, però, può regalare anche esperienze di segno opposto: Jeff Koons, Jon Rafman, Ryan TrecartinMike NelsonVaginal Davis, ad esempio, hanno conosciuto, seppur in forme diverse, il supporto di genitori intenzionati ad assecondare inclinazioni e desideri, trasformandoli in modelli di riferimento nella definizione della propria identità come essere umani e come artisti. “My mom fostered an environment that let my creativity flourish by providing overflowing love and surrounding me with the humanist tradition of literature and philosophy, art and music, and a rich cultural identity” – afferma Jon Rafman. “I inherited from her the tools necessary to create meaning out of chaos”. 

Scavare nei ricordi della propria fanciullezza ha significato, per ciascun protagonista del volume, rispolverare le fondamenta dell’essere artisti, lasciando emergere i punti di contatto tra la biografia infantile e le scelte che ne sono derivate.

Grazie alle testimonianze raccolte da Borcherdt – e racchiuse in singoli capitoli contraddistinti da un colore sempre diverso e da un mix di rare fotografie d’infanzia e opere realizzate nel corso degli anni ‒, l’artista può essere individuo e l’individuo può esistere anche come artista, includendo nella narrazione a più voci anche quella del lettore, che a sua volta è stato un bambino.

Arianna Testino