Art e Dossier

Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini

categoria: Mostre

Architetto, designer, artista e critico, Alessandro Mendini può essere considerato come uno dei teorici e promotori del rinnovamento del design italiano nel Novecento e nel nuovo millennio. A questo straordinario personaggio e al mondo fiabesco di oggetti, mobili, ambienti, pitture, architetture che ha creato lungo tutta la sua carriera, Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain dedicano un doppio omaggio: negli spazi del Cubo è allestita la retrospettiva Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini, curata da Fulvio Irace e con allestimento di Pierre Charpin, designer che in più occasioni ha collaborato con il Maestro; nell'Impluvium invece i visitatori possono vivere le suggestioni di un'installazione ideata, progettata e diretta da Philippe Starck, che attraverso il suo sguardo visionario interpreta l'universo di Mendini. Entrambi i progetti sono inediti, originali e nati dallo stretto legame che sia Triennale sia Fondation Cartier hanno intrattenuto con il protagonista: per Triennale Mendini progettò infatti installazioni (come Architettura sussurrante del 1979), mostre (Quali cose siamo, 2010), oltre al Teatro dei Burattini, progettato con il fratello Francesco e collocato nel giardino nel 2015. Fondation Cartier gli ha invece dedicato un’esposizione nel 2002 e in seguito gli ha commissionato in particolare l’allestimento di Histoires de voir, nonché opere site-specific.

La mostra ha come obiettivo restituire lo sguardo di Mendini sul mondo, uno sguardo empatico, poetico, capace di trasformare gli oggetti banali in una sorpresa che rivela l’incanto del quotidiano. Ed è uno dei suoi più emblematici autoritratti a ispirare il titolo alla retrospettiva, evocando così la complessità della sua figura all’interno della scena del design, dell’architettura e dell’arte internazionale. La varietà dei nuclei tematici caratteristici del “metodo Mendini” è restituita mediante un arcipelago di isole che caratterizzano i vari momenti storici e allo stesso tempo le connessioni grazie alle quali si individua, nell’apparente eterogeneità della sua incessante ricerca, una sostanziale continuità basata sull’esperienza umana. 

Le oltre 400 opere di formati, materiali e soggetti differenti si distribuiscono in sei aree, da Identikit dedicata agli autoritratti, a La sindrome di Gulliver che raduna gli oggetti fuori scala, e poi Architetture, per conoscere i progetti architettonici dell’Atelier Mendini; il nucleo dedicato al manifesto del “fragilismo” disegnato da Mendini su invito della Fondation Cartier; Radical Melancholy dove l’attenzione si focalizza sul radical design, di cui Mendini fu uno dei principali teorici; infine Stanze, con i tre ambienti immersivi che corrispondono ad altrettante camere progettate da Mendini. Il percorso si completa con la proiezione di un documentario di Francesca Molteni che ripercorre la vita e l’opera di Alessandra Mendini.

Marta Santacatterina