La monografia su Alberto Garutti realizzata dallo Studio Celant
Alberto Garutti
con testi di Antonella Soldaini, Eva Fabbris, Alberto Garutti
a+mbookstore, Milano 2024
pp. 628, colori e bianco e nero, € 94
Corrono lungo il filo dell’assenza e del suo opposto le parole e le immagini che compongono il volume intitolato ad Alberto Garutti e realizzato dallo Studio Celant in collaborazione con lo studio dell’artista originario di Galbiate scomparso nel 2023, a settantacinque anni. L’assenza è quella dei due protagonisti – Garutti, appunto, e il critico Germano Celant, morto nel 2020, ideatore del progetto editoriale – e la presenza è quella del loro legame, consolidatosi, a partire dal 2012, nel solco della volontà di creare la grande monografia recentemente data alle stampe grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito della dodicesima edizione di Italian Council.
Il dialogo “in absentia” echeggia fra le pagine e innerva l’impianto coerente, rigoroso, alla base della pubblicazione, il cui fulcro risiede nella dettagliata cronologia storico-critica a cura di Eva Fabbris. Gli anni inclusi fra il 1948 – anno di nascita di Garutti ‒ e il 2023 si raggruppano attorno agli eventi, alle mostre e alle opere che hanno impresso svolte e cambi di ritmo alla sua poetica. Muovendosi su strade poco battute e scarsamente attratto dalle luci del mainstream, fin dagli anni Settanta Garutti unisce la sua pratica a una riflessione costante sul ruolo dell’artista in chiave etica e responsabile. La fotografia, la pittura, gli interventi nello spazio danno corpo a un agire che, dagli anni Novanta in poi, si radicherà sempre più nella relazione con l’altro. Basti pensare a quanto fece Garutti nel contesto pubblico di Fabbrica, frazione di Peccioli, nel 1997: qui l’artista regalò nuova vita all’ex teatro, un luogo particolarmente amato dalla comunità locale, affidando il titolo del lavoro a una lastra in marmo bianco posta a terra, di fronte a uno degli ingressi dell’edificio, “Quest’opera è dedicata alle ragazze e ai ragazzi che in questo piccolo teatro si innamorarono. 18 luglio 1997”.
Gli altri, gli spettatori divengono interlocutori dell’artista e dell’opera in una conversazione che si propaga ben oltre gli effetti immediati del gesto creativo. Lo spiega Garutti stesso nei sette testi tematici inediti che punteggiano la cronologia ‒ come piccoli flash luminosi di un colore diverso ‒, dando visibilità e sostanza agli snodi del suo pensiero. Spettatore, metodo, natura, paesaggio domestico, paesaggio politico sono solo alcuni punti di ancoraggio concettuali definiti dall’artista in un movimento che implica l’idea di “andare verso” a cui spesso allude.
Il saggio introduttivo di Antonella Soldaini è un ottimo prologo alla narrazione cronologica successiva: riavvolgendo il nastro dell’esistenza umana e artistica di Garutti, fornisce al lettore una indispensabile bussola per orientarsi nella fitta sequenza di avvenimenti descritti dalle schede che illustrano opere e mostre, ma anche dal ricco apparato visuale in cui confluiscono fotografie e riproduzioni di documenti originali. La vastità della ricognizione critica e della ricerca scientifica emerge in maniera netta, senza tuttavia stemperare la leggibilità della monografia edita in lingua italiana da a+mbookstore e in lingua inglese da Hatje Cantz, adatta anche a un pubblico non specializzato.
Promosso da Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna in partnership culturale con altre istituzioni italiane ed estere, il volume ispirerà la giornata di studi in programma martedì 22 ottobre 2024 presso l’Accademia di Brera a Milano con la curatela di Laura Cherubini, Giacinto di Pietrantonio, Cloe Piccoli e la partecipazione, fra gli altri, di Stefano Boeri, Francesco Bonami, Barbara Casavecchia, Anna Detheridge, Hans Ulrich Obrist e Angela Vettese.
Arianna Testino