Le sculture e i disegni di Giacinto Cerone in mostra a Faenza
Giacinto Cerone. L’angelo necessario. Sculture e disegni
“Giacinto Cerone potremmo definirlo una sorta di angelo ribelle della scultura italiana, di cui anche il titolo ‘L’angelo necessario’ che abbiamo scelto per questa antologica, prendendolo a prestito da una poesia di Wolf Stevens. Cerone è uno scultore che si è dedicato anima e corpo alla scultura, intendendola non tanto come tecnica, pur avendo utilizzato tantissimi materiali, non come pratica estetica fine a se stessa, ma come vita. È uno scultore che è riuscito a fare coincidere l’immaginario affettivo e intellettuale con la scultura stessa”. Sono queste le parole usate da Marco Tonelli per accompagnare il debutto della mostra da lui curata presso il MIC ‒Museo Internazionale delle Ceramiche e intitolata allo scultore originario di Melfi scomparso nel 2004. La retrospettiva, promossa dal MIC Faenza con il sostegno dell’Archivio Cerone e di alcuni prestatori privati, riunisce oltre quaranta opere plastiche e una serie di disegni che testimoniano l’approccio dell’artista al gesto creativo, grazie a un allestimento capace di riflettere il suo incedere istintivo eppure razionale.
Sperimentatore inarrestabile fin dagli esordi, dopo aver unito legno e cemento e aver esplorato le potenzialità del gesso e del metallo, lasciando spazio alla ghisa e all’alluminio, Giacinto Cerone individuò nella ceramica uno strumento versatile, in grado di suscitare il suo pieno interesse. All’inizio degli anni Novanta l’artista approdò dunque a Faenza, dove avviò un dialogo duraturo con la Bottega Gatti, che fece da sfondo alla realizzazione di opere ancora una volta contraddistinte dall’esigenza di mettere alla prova convenzioni e limiti tecnici, nel solco di una poetica alimentata dalle parole di Friedrich Hölderlin, Dino Campana e Sandro Penna, tanto care all’artista e da lui utilizzate, in forma di citazioni, nei propri interventi scultorei. Non soltanto i versi diventano “materia” nelle mani di Cerone, ma anche i merletti – combinati alla ceramica, al gesso, al plastica – e gli stampi di oggetti. Non manca la presenza del marmo, scelto da Cerone per la prima e unica volta quando ideò i lavori destinati a Emilio Mazzoli, conosciuto nel 2001.
La mostra faentina, oltre a includere opere inedite e mai esposte in precedenza, sarà arricchita da un video basato su materiali documentari relativi all’artista e interviste al curatore, mentre il catalogo, edito da Corraini, racchiuderà i testi di Claudia Casali, direttrice del MIC, e di Marco Tonelli e gli apparati a cura di Elena Cavallo, moglie dell’artista e responsabile dell’Archivio Cerone.
Arianna Testino