Matisse a Basilea: ultimi giorni
Matisse
Il 26 gennaio prossimo sarà l'ultimo giorno per poter visitare Matisse. Invitation to the voyage (Invito al viaggio), la grandiosa mostra curata da Raphaël Bouvier alla Fondation Beyeler di Riehen (Basilea), con circa ottanta capolavori del grande maestro francese, scomparso a Nizza settant'anni fa.
Abbiamo già parlato più volte, su Art e Dossier e in questo sito, di questa mostra su Matisse, che ha riscosso un eccellente successo, forse la più bella organizzata in Europa negli ultimi mesi, fra tutte quelle non solo dedicate al grande maestro dei Nudi blu, di Luxe, Calme et volupté, delle finestre aperte sul mare o sulle palme del giardino di Vence o sui ponti di Parigi. Vale la pena soffermarsi ancora, con un piccolo viatico per chi abbia la possibilità di approfittare degli ultimi giorni di apertura (lunedi-sabato: 10 - 18, mercoledi: 10 - 20; ed eccezionalmente, domenica 26 gennaio, sino alle 20 ). Vale la pena parlarne ancora, si diceva, anche alla luce di un'altra bellissima mostra, allestita dal 24 ottobre scorso al Musée Matisse di Nizza, per molti versi complementare a questa (La collection, fino al 14 aprile 2025, della quale parleremo la prossima settimana). Ambedue indagano ogni tappa della lunga attività di Matisse, ma se quella di Nizza è focalizzata sulle opere nizzarde, quella di Basilea indaga, ispirandosi ai versi di Baudelaire, sui "viaggi" dell'artista, mentali e fisici. Per quanto Matisse abbia viaggiato molto, dalla Bretagna alla Corsica, da Marsiglia a Tolosa, da Collioure a Ciboure, dai Pirenei francesi all'Andalusia, dall'Algeria al Marocco, sino a Tahiti e le isole Tuamotu in Oceania, egli privilegiò la Costa Azzurra, in particolare Nizza, dove soggiornò, a partire dal 1917, in diversi alberghi e studi, sino a stabilirsi in un immenso appartamento al terzo piano di un edificio storico, Le Régina, sulla collina di Cimiez, che guarda Nizza dall'alto. E fa bene, Bouvier, a rammentare in catalogo che nonostante i tanti spostamenti, Matisse, per sua stessa ammissione, non fosse un vero e proprio viaggiatore, bensì «un lavoratore sedentario», stanziale e abitudinario, che si alzava presto la mattina, smetteva di lavorare a mezzogiorno, mangiava, faceva un pisolino e riprendeva a dipingere fino a sera. Se si studiano le centinaia di lettere e i resoconti da lui inviati alla moglie e agli amici nel corso dei tanti spostamenti, è una costante riscontrare che dovunque andasse, i primi tempi lo trovavano a disagio. Matisse aveva bisognodi ambientarsi, e questo richiedeva tempo e sforzi mentali, non solo fisici. Il caso più eclatante, ma non unico, è quello del viaggio in Polinesia nel 1930. Non riusciva a "trovare Gauguin", il clima lo faceva soffrire, poi conobbe il grande regista espressionista Murnau, che stava girando Tabù nella presqu'île di Tahiti, e fece altre importanti incontri, fece qualche fotografia, un paio di disegni, ma l'ispirazione gli verrà più tardi, persino anni dopo, si pensi ai grandi pannelli degli anni quaranta dedicati alla laguna con alghe, felci, uccelli marini, pesci, meduse, poi tradotti in arazzi dalle manifatture Gobelins.
Il viaggio dunque, al quale invita Matisse può essere recepito ben accomodati su una poltrona (per usare una metafora a lui cara), e se anche a Basilea si sta in piedi, davanti ai suoi capolavori, ci si sente a casa, protetti dalle insidie e dimentichi dei fastidi quotidiani. In fondo era anche questo che Matisse voleva comunicare, con un'infinità di incantevoli sfumature. Infine, diciamo che i tanti capolavori rischiano di far passare inosservate alcune fra le opere meno "matissiane", esposte nella prima sala: come il nudo quasi respingente riflesso anche nello specchio sullo sfondo di Carmelina, cui anni fa dedicò pagine memorabili John Elderfield, oppure la giovanile Terrazza a Saint-Tropez, con la moglie seduta davanti al mare, nel piccolo capanno che Paul Signac aveva procurato alla giovane coppia: preludio al capolavoro di Lusso, calma e voluttà, esposto nella stessa sala. Ma ogni tela, ogni scultura, ogni papier decoupé merita, ovviamente, meditate considerazioni. Per chi non possa visitare la rassegna, resta il catalogo, curato da Bouvier, in inglese e in tedesco, con contributi di alcuni fra i più accreditati specialisti, come Claudine Grammont, già curatrice del Musée Matisse di Nizza e di un libro straordinario ormai introvabile, Tout Matisse (2018), e Griselda Pollock, nota per una revisione femminista dell'opera di Matisse.
Gloria Fossi