Art e Dossier

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Nan Goldin al Pirelli Hangar Bicocca di Milano

categoria: Mostre
13 novembre 2025 – 15 febbraio 2026

Nan Goldin. This Will Not End Well

Milano
Pirelli HangarBicocca

Dopo essere partita dal Moderna Museet di Stoccolma all’inizio del 2023 e aver toccato, successivamente, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e la Neue Nationalgalerie di Berlino, la tanto attesa esposizione Nan Goldin. This Will Not End Well approda a Milano, al Pirelli HangarBicocca, fino al 15 febbraio 2026, curata da Roberta Tenconi con Lucia Aspesi.
La mostra, oltre a essere una retrospettiva esaustiva e commovente delle opere più importanti e anche, alcune, più recenti della fotografa americana, forse, più amata al mondo, ha una particolarità espositiva che porta a galla l’intenzionalità originaria di un lavoro iconico come The Ballad of Sexual Dependency (1981-2022), la modalità dello slide show come forma di fruizione dei progetti. Negli anni Ottanta, infatti, erano famose le serate performative che Nan Goldin organizzava nei locali più underground di New York per proiettare le sue immagini, con una sequenza sempre diversa e con colonne sonore attinte dall’allora in voga musica New Wave. 
Nel caso della mostra milanese, lo spazio industriale dell’Hangar è stato costellato di piccoli padiglioni, progettati appositamente dall’architetta Hala Wardé per ospitare ognuno uno slide show dei progetti di Nan Goldin: The Ballad of Sexual Dependency (1981-2022), capolavoro storico della fotografa/filmmaker; The Other Side (1992-2021), ritratto storico, omaggio alle amiche e amici trans attraverso scatti intimi e privati realizzati tra il 1972 e il 2010; Sisters, Saints, Sibyls (2004-2022), tributo alla sorella di Goldin e testimonianza sul trauma familiare e sul suicidio; Fire Leap (2010-2022), incursione nel mondo dell’infanzia; Memory Lost (2019-2021), trip claustrofobico nell’astinenza da sostanze stupefacenti; e infine Sirens (2019 2020), viaggio nell'estasi della droga. 
Come i suoi progetti ci hanno abituato, anche nell’esposizione Goldin riversa il suo vissuto più viscerale, i suoi amici, la sua famiglia, i suoi umori, l’affetto, la paura, l’amore, il sesso, i lividi, i sorrisi, la spensieratezza, la gioia del ballo, la droga, le dipendenze, tutto ciò che è vita pulsante. E il ritmo di questa vita, cadenzato da una musica, anche, volutamente didascalica, viene trasferito allo spettatore soprattutto grazie alla sequenzialità con cui le immagini proiettate si intervallano, si mischiano tra loro, con, in sottofondo, il rumore ipnotico delle diapositive che procedono regolarmente. 
Nan Goldin ha spiegato al pubblico come, inizialmente, l’idea dell’esposizione attraverso la modalità dello slide show non fosse ben accetta, forse per l’idea tradizionalista che quando si parla di fotografia lo si fa solo guardando una stampa, ma il risultato è geniale ed è bello pensare di poter vedere quei lavori, soprattutto i primi, quelli anche più storicizzati e iconici, nello stesso modo in cui la fotografa americana li aveva pensati e poi esibiti, in quelle location che per lei erano “casa” e per un pubblico che spesso era composto dagli stessi soggetti familiari e affettivi della sue fotografie. 

 

Francesca Orsi