Art e Dossier

Teatrini letterari. Intervista a Fernanda Pessolano

categoria: Mostre
23 maggio – 4 giugno 2023

Fiabe italiane

Roma
Museo della Civiltà

In Italia, quest’anno, sono molti gli eventi, i festival e le manifestazioni che omaggiano i cento anni della nascita di Italo Calvino. Fernanda Pessolano, artista, artigiana e artefice di teatrini in miniatura, espone la sua mostra FIABE ITALIANE al Museo delle Civiltà di Roma, fino al 4 giugno, traendo ispirazione, per la creazione delle sue messe in scena, dalla magia letteraria di Italo Calvino e Gianni Rodari. 

Come nasce la tua passione per i teatri in miniatura?

Un allenamento alla precisione, al piccolo, alla cura del dettaglio che ho sempre temuto di non considerare abbastanza. I piccoli mondi sono un esercizio che pratico da molti anni, prima costruivo installazioni, e danno la possibilità di immergersi velocemente nei luoghi delle storie da mettere in scena, di scegliere con cura colori e oggetti, stoffe e carte, di vivere soluzioni e accettare trasformazioni, di sintetizzare e creare micro movimenti, di dare carattere ai personaggi con maschere ed elementi decorativi. Soprattutto danno la possibilità di credere negli incantesimi. Un esercizio di immaginazione tra gioco e teatro.  

La mostra FIABE ITALIANE si ispira a Il principe granchio di Italo Calvino e Il tamburino magico di Gianni Rodari. Perché proprio questi due autori? 

La mostra mette in scena, con il teatro in miniatura/teatro giocattolo, le fiabe e le favole trascritte e scritte da due autori che amo e leggo. Con l’associazione Ti con Zero penso e realizzo progetti di promozione della lettura e sono sempre alla ricerca di nuove strategie per promuovere pillole di letteratura. Le fiabe di Calvino La foresta–radice–labirinto (forse l’unica scritta dall’autore per i bambini) e Il principe granchio, dalla raccolta Fiabe italiane, sono storie vere. Dopo aver passato due anni a raccogliere e trascrivere dal dialetto le fiabe di tutta Italia e vivere nella logica e nei luoghi delle fiabe, Italo Calvino racconta che più che un’allucinazione o una malattia professionale è stata una conferma: “Io credo questo: le fiabe sono vere”. La favola di Rodari Il tamburino magico, pubblicata per la prima volta per Il Corriere dei Piccoli, è una favola con il finale sospeso, mai chiuso, che solletica domande e spinge verso una scelta. In un’intervista Rodari dichiarò che le sue storie preferite erano quelle che non finiscono, perché fanno appello all’immaginazione del bambino per scoprire nuove frontiere. Fiabe o favole, dal latino fabula, con le loro differenze, si basano sul gioco, sull’umorismo, sull’ambiguità, sul mondo immaginario, sulla fantasia. E sono per tutti. E il mio teatro è per gioco.

 

Spesso le tue mostre sono associate a laboratori per bambini e ragazzi, a scopo divulgativo ed educativo. A chi è rivolto il tuo processo creativo? Solo a loro?

Il mondo del teatro in miniatura o giocattolo appartiene alla storia dell’arte. Unisce tecniche artistiche semplici e complesse, adatte sia ai bambini piccoli sia agli adulti esperti. E soprattutto si basa sulla messa in scena di storie, quindi di letteratura. È una tecnica valida per promuovere la lettura. È un esercizio di concentrazione e sapienza delle mani adatto a tutti. Un’importante eredità da custodire e tramandare. È giocare crescendo.

Per creare i tuoi scenari spesso, come nel caso della mostra FIABE ITALIANE, utilizzi materiali di riciclo. Qual è il tuo processo creativo?

È importante avere una tavolozza di materiali diversi: carte, stoffe, piccoli oggetti, cartamodelli, scatole e utensili, antichi, preziosi e di riciclo. I materiali riciclati offrono grandi possibilità e soprattutto trasportano una memoria. Ho negli anni raffinato un metodo efficace: raccolgo e accolgo diversi materiali usati, antichi, abbandonati, regalati, trovati ma sempre con una scelta iniziale. Il pezzo scelto deve entrare nella mia memoria visiva, devo ricordare dove e quando e da chi e soprattutto perché entra nel mio laboratorio. Quando compongo e progetto il teatro giocattolo, ho memoria dei pezzi unici che ho in archivio e quindi prima cerco le associazioni, compongo mentalmente con libertà e poi verifico definendo le possibilità di utilizzo. Quando metto un pezzo, poi due e poi tre, magicamente arriva il resto e la composizione di delinea. Se ho dei dubbi, lascio depositare l’immagine. Per costruire un teatro in miniatura con tutto l’arredo e mettere in scena la storia, ci vuole almeno un mese, lavorando anche di notte, nei sogni. Naturalmente prima di tutto devo leggere e rileggere e sintetizzare e immaginare che cosa far vivere della fiaba o favola nel micro mondo.

Quali sono i tuoi riferimenti artistici nel produrre le tue creazioni?

Gli elementi architettonici, gli arredi delle chiese, le edicole dei santi, scomparti e nicchie a contorno degli altari, i presepi, i diorami, i mascheroni delle fontane e i teatrini stessi sono fonte di ispirazione per i boccascena e i paramenti per sipari e arlecchini. I giocattoli di carta, dalla fine dell’Ottocento a oggi, le maschere della commedia dell’arte, i bozzetti di costumi e le scene per il teatro, i cartamodelli dei teatrini ancora visibili nelle collezioni museali, nelle riviste per l’infanzia e in rete mi aiutano a creare i personaggi delle storie e le quinte. Cerco sempre di tenere un filo di collegamento con l’iconografia del teatrino di carta e con il mondo del giocattolo o delle tradizioni popolari e del teatro di figura. Per esempio: le maschere bianche o nere dei bambini che giocano a fare i banditi o i popolani del mercato (Il tamburino magico) sono ispirati alle maschere dei 12 mesi del carnevale di Cosenza; la maschera in 3D del boccascena (Il principe granchio) ha come occhi i componenti di un gioco di carta anni Cinquanta dove si potevano cambiare le espressioni facciali; il primo sipario a due falde ( La foresta-radice-labirinto) viene aperto da due giullari di carta, in stile inglese, usati da tramite per unire la cultura popolare con quella colta. 

Francesca Orsi