Art e Dossier

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Biennale di Pune

categoria: Eventi
6 – 29 January 2017
Pune, India
Sedi varie

Parla anche italiano la prossima Biennale di Pune, città dell’India centro-occidentale non lontana da Mumbai. A curarla sarà infatti Luca Cerizza, insieme a Zasha Colah, storica e curatrice indiana che con lui condivide lavoro e vita. Non è la prima volta che i due, che hanno spesso incarichi internazionali e che di base stanno tra Berlino e Mumbai, collaborano su territorio indiano. La loro Biennale è incentrata sul tema dell’“abitare-coabitare”, un gioco di parole che pone l’accento su una serie di questioni molto attuali, in un mondo dove la vita del singolo, e di conseguenza delle comunità, è sempre più instabile, fluida e soggetta a cambiamenti che riguardano sia il tempo, sia lo spazio. Dove per cavarsela è necessario imparare presto a comprendersi l’un l’altro, adattarsi alle situazioni, spostarsi in luoghi diversi e, appunto, anche coabitare. Dove è soprattutto importante, così come aveva anticipato Roland Barthes in una serie di lezioni al Collège de France nel 1977, che Cerizza e Colah riprendono come base teorica della mostra, tenere in considerazione e rispettare il ritmo privato di ciascuno; quell’“idioritmia” che equivale a un pensarsi in comune scevro dal principio opportunistico “mors tua, vita mea” e che diventa perciò regola primaria per una reciproca condivisione ed equa convivenza. E non è del tutto fortuito che questo tema venga ripreso proprio a Pune, che, tra le prime città industriali del paese, sta vivendo un rapido sviluppo e richiamando a sé una notevole quantità di persone che vi arrivano per studiare, lavorare, cercare un futuro migliore. Pune ha tra l’altro anche un altro motivo che la lega culturalmente al concetto di comunità: vi sorge uno degli ashram più famosi, fondato negli anni Settanta dal guru Osho Rajneesh. Agli artisti invitati è stato chiesto di immaginare possibili pratiche sociali e forme di coabitazione per cercare di avviare una riflessione che dal livello locale si sposti a quello nazionale e sovranazionale. Massimo Bartolini, Shilpa Gupta, Marcello Maloberti, Tomás Saraceno, Marinella Sentore e molti altri nomi dell’arte indiana e internazionale occuperanno luoghi quotidiani attorno all’arteria principale della città, la trafficata Jungli Maharaj Road, facendo emergere un ventaglio di diverse modalità del ripensare lo spazio per poterci vivere insieme. 

Cristina Baldacci