A Firenze le mostra che racconta la passione degli impressionisti per la Normandia
Impressionisti in Normandia
Sono trascorsi centocinquant’anni dalla nascita dell’Impressionismo e il Museo degli Innocenti di Firenze celebra questo importante anniversario accogliendo la mostra Impressionisti in Normandia, che approfondisce il solido legame fra i protagonisti di un movimento rivoluzionario e il territorio dal quale trassero ispirazione.
Curata da Alain Tapié, prodotta e organizzata da Arthemisia, la rassegna ha il suo fulcro nella
Collezione Peindre en Normandie – tra le raccolte più emblematiche della stagione impressionista – e conta su una serie di prestiti da parte del Musée d’art moderne di Le Havre e di collezioni private, senza dimenticare l’opera proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma: le Ninfee rosa di Claude Monet, dipinto incluso nella prima serie di otto ninfee realizzate dall’artista rifacendosi alle atmosfere del suo giardino di Giverny.
Gli oltre settanta capolavori esposti nella sede fiorentina evocano l’esperienza impressionista fin dagli albori, ponendo in evidenza il ruolo giocato dai paesaggi della Normandia, meta scelta da personalità del calibro di Monet, Renoir, Delacroix, Bonnard, Courbet per misurarsi con la luminosità e le cromie dello scenario marino e tradurle nell’immediatezza della pittura en plein air. Lavori come Falesie a Dieppe (1834) di Delacroix, La spiaggia a Trouville (1865) di Courbet, Fécamp (1881) di Monet, Tramonto, veduta di Guernsey (1893) di Renoir ben sintetizzano gli esiti di una ricerca a più voci su panorami naturali in perenne mutamento a seconda delle condizioni atmosferiche e delle ore del giorno. Non stupisce che la Normandia abbia esercitato una forte influenza anche sull’immaginario d’oltremanica: Turner, ad esempio, maestro indiscusso del colore, trovò in terra francese una fonte inesauribile di spunti visivi per dare sostanza a una riflessione pittorica tramandata ai colleghi impressionisti.
Le cinque sezioni della mostra al Museo degli Innocenti riassumono luoghi e soggetti cari al gruppo impressionista che, rifiutato dal mondo dell’arte accademica, fece scalpore esponendo nella galleria del fotografo Nadar a Parigi nel 1874 e tramutando il commento dispregiativo del giornalista Louis Leroy su Le Charivari nel nome di battesimo del movimento. Le “impressioni” luminose che compongono i loro dipinti echeggiano i cieli, le maree e gli orizzonti della Normandia, diventando un elemento distintivo del linguaggio impressionista.
Come ricordato da Maria Grazia Giuffrida, presidente dell’Istituto degli Innocenti, “gli impressionisti non sono semplicemente artisti; sono veri e propri narratori di emozioni, capaci di catturare momenti fugaci e trasformarli in opere d’arte che parlano a tutti noi. Ogni tela racconta una storia, ogni sfumatura di colore evoca sensazioni, invitando a una riflessione profonda e a un viaggio visivo che coinvolge e ispira”.
Arianna Testino