Art e Dossier

Fragonard, galante e libertino a Parigi

categoria: Grandi Mostre
16 September 2015 – 24 January 2016

Fragonard amoureux. Galant et libertin

Paris, France
Muséè du Luxembourg
Opening: 10-19 L 10-22

«Nessuna fanciulla casta ha mai letto un romanzo» scriveva Rousseau nella Nouvelle Héloïse (1761), romanzo epistolare diffuso nella Parigi non ancora toccata dalla Rivoluzione. Anche le belle donne immerse avidamente nella lettura, raffigurate in quegli anni da Jean-Honoré Fragonard (Grasse 1732 - Parigi 1806), assumevano evidenti significati agli occhi dei contemporanei. Oggi anche noi possiamo immaginare cosa leggessero, e con quali fremiti. In questo e anche in altri sensi (con tutti i giochi di parole possibili), l’arte di Fragonard può esser oggi ammirata alla mostra parigina. L’evento punta sul Fragonard delle immagini amorose, più o meno esplicitamente libertine, ma esalta anche il suo talento pittorico: il suo è il punto d’arrivo di quella pittura felice e intrigante che dalle “feste galanti” di Watteau, scomparso troppo giovane nel 1721, passa per altri due geniali artisti, Chardin e Boucher. Con Fragonard si giunge alla pienezza di idilli arcadici, amori divini, schermaglie maliziose e resistenze “inutili” fino alle scene licenziose ispirate all’Aretino e alle stampe erotiche di Carracci. Oltre a dipinti, incisioni, disegni conservati in Francia, molti i prestiti da musei europei e americani e collezioni private. I temi sono dunque quelli che appassionavano chi si nutriva della lettura di Rousseau e di Choderlos de Laclois (le Liaisons dangereuses erano uscite nel 1782). Ma anche di chi frequentava boudoir e altri luoghi di piacere. “Frago”, come amava chiamarsi, li seppe combinare con freschezza d’ispirazione e un pennello delicato e fluido. Dicono che un giorno avesse dichiarato, con parole che non c’è bisogno di tradurre, «Je peindrais avec mon cul». Non ci pare, a dire il vero, anche se la sua opera subì, con la Rivoluzione e il Secondo Impero, una condanna che di fatto ne cancellò la memoria fino alla rivalutazione dei fratelli Goncourt, alla fine dell’Ottocento. Da allora, la sua fama è cresciuta di pari passo con l’interesse del pubblico e della critica, anche se ancora restano diversi enigmi da risolvere. Fra i dipinti più discussi, Le verrou (letteralmente “Il catenaccio”): negli attimi precedenti alla violenza, il focoso stupratore chiude col catenaccio la porta della camera di una povera giovane. Quando il dipinto fu acquistato per il Louvre da Pierre Rosenberg nel 1974, ci furono critiche feroci, non solo per il soggetto. Era un’opera che spiazzava. Dipinta attorno al 1778, dichiara un nuovo modo di dipingere, come ha spiegato Rosenberg: una maniera più «liscia, una nuova gamma di colori, non i gialli acidi dei primi dipinti, né i bianchi crudi, i marroni e i rosa salmone, bensì un rosso saturo sangue di bue, un giallo oro, dei bianchi tendenti al crema e soprattutto un chiaro scuro che avvolge la composizione e conferisce nuove emozioni». Fragonard seppe dipingere con tanta maestria non solo scene violente come lo stupro ma anche baci e abbracci consenzienti, oppure giochi “stuzzicanti” nello spazio elegante di parchi rigogliosi di piante, abbelliti con statue antiche (sulla scia di Watteau). E ancora, giovani discinte ma in apparenza innocenti, spesso in compagnia di cagnolini. Fra i tanti, delizioso e poco noto, sebbene venga dal Louvre, il quadretto con Le curiose, che si affacciano ammiccanti dalle tendine della finestrella di un boudoir per lanciare petali di rosa. Fra i prestiti da collezioni private, l’ovale con Le baiser, che esalta l’amore pieno, condiviso. Il dipinto più bello? Per noi è Le jeu de la main chaude (Il gioco della mano calda, 1780 circa), dalla National Gallery di Washington: un capolavoro di eleganze cromatiche, in una composizione genialmente costruita. 

Gloria Fossi