Art e Dossier

Giorgio Cutini alla Mole Vanvitelliana di Ancona

categoria: Grandi Mostre
18 July – 30 September 2025

Giorgio Cutini. Canto delle Stagioni

Ancona
Mole Vanvitelliana

È una fotografia espressionista ed esistenziale quella di Giorgio Cutini, che dagli anni Settanta fino ai gironi nostri ha dato seguito ad un linguaggio fotografico che non vuole delineare tanto la realtà ma renderla pensiero, emozione, momento di riflessione. 
Alla Mole Vanvitelliana di Ancona, fino al 30 settembre, la mostra Giorgio Cutini. Canto delle Stagioni, a cura di Gabriele Perretta, ripercorre il cammino espressivo di un fotografo che ha sempre visto l’arte di Ugo Mulas come proprio faro, facendo del concettualismo degli anni Settanta la matrice del proprio pensiero creativo. 
In mostra varie sono le serie esposte che illustrano in maniera puntuale e temporalmente dilatata l’idea che Cutini aveva rivolto alla fotografia: un bianco e nero che sperimentava le leggi del linguaggio, che lo mettevano in discussione nella sua veste tradizionale, che rendeva l’astrazione un modo per indagare la dimensione interiore, la psicologia dell’autore, il suo sentire, che concepiva la fotografia come uno strumento per le sue “verifiche”. 
I suoi paesaggi, come anche quelli del suo grande estimatore Mario Giacomelli, riconducono non alla palpabilità della terra, ma a concetti come la spiritualità e l’esistenza umana, servendosi dell’immagine per rendere manifesta la dimensione dell’invisibile. Il sogno, la memoria, l’inconscio, la conoscenza, la natura. 
Come in Giacomelli, è chiaro anche in Cutini l’influenza del linguaggio poetico, la creazione di mondi da interpretare, da percepire con i sensi, come, ad esempio, nella serie Egl’io, in cui l’autore si relaziona con l’archetipo dell’albero in dialogo con se stesso, portando all’estremo il bisogno di identificazione con il paesaggio naturale e con la ricerca di una riflessione interiore; o ancora in Requie(m), uno dei suoi più recenti lavori, in cui una dimensione di tensione si rende protagonista, tra finito e infinito, tra naturalismo contemplativo e interiorità sensibile, tra giochi di percezione e simbolismi espressivi. 
Nel Manifesto Passaggio di Frontiera, firmato il 14 gennaio 1995 dallo stesso Cutini, insieme ad altri autori del calibro di Giacomelli e Berengo Gardin, è riportato: “Siamo per la fotografia che nasce dalle emozioni e dall’intelletto, come un grido di risoluzione alla vita, espressione latente di un’idea che nella forma e nel contenuto è svincolata dagli obblighi del percorso della rappresentazione figurativa”. Così è, per l’appunto, la fotografia di Giorgio Cutini svincolata dal reale, crocevia tra il silenzio della solitudine e la traccia del pensiero. 

Francesca Orsi