I ritratti di Picasso nelle sale della National Portrait Gallery
Picasso non è l’unico, fra i grandi artisti di tutti i tempi, ad aver accompagnato la sua carriera con la pratica dell’autoritratto e del ritratto. Nel suo caso il ritratto in tutte le più insospettabili sfumature acquista un ruolo portante, almeno per due motivi, ben chiariti dalla splendida mostra londinese. Primo: gli autoritratti testimoniano l’attenzione alla sua immagine, seppur con la nonchalance di un talento naturale. Anno per anno Picasso registrò i mutamenti fisici, gli umori, le idee, la ricerca di nuove strade, da quando, poco più che adolescente, si raffigurò con una parrucca del Settecento, invecchiandosi, fino all’autoritratto ridotto a un teschio del suo ultimo anno di vita. Secondo: le sue opere mostrano l’inaudita capacità di rendere verosimili, per quanto deformati, le fisionomie di amici, mercanti, compagne, scrittori, intellettuali, musicisti per i quali, dagli anni Venti, era diventato un vanto possedere un suo ritratto. Picasso diceva di non dar peso alla resa realistica, ma perfino ritratti cubisti come quello di Kahnweiler (del quale a prima vista si riconoscono solo le mani) riescono a trasmettere il mood del personaggio. Nelle dieci sale della mostra (arricchita da filmati degli anni Trenta che lo ritraggono con la moglie Olga), sfilano decine di personaggi legati a doppio filo alla sua vita. Infiniti gli spunti di riflessione, anche perché è possibile seguire ogni fase del percorso creativo di Picasso. Le opere vengono da tutto il mondo, e alcune di collezioni private non si erano quasi mai viste, come Il ritratto di Olga (1923), e il matissiano Marie-Thérese nella poltrona gialla (1932). Non mancano composizioni umoristiche come i collage con le caricature del piccolo grande amico Sabartés in braccio a Esther Williams. E poi la testa della depressa Fernande ridotta a una massa spigolosa cubista, l'Algeria della figlia Maya vestita da marinaretta, e il simpatico bassotto Lump che sostituisce il molosso dell'originale Las Meninas di Velazquez. Ritratti di volta in volta, teneri, austeri, inquietanti, sereni, inquisitori.
Gloria Fossi