Le bellezze di Budapest a Milano
Da Raffaello a Schiele. Capolavori dal Museo di Belle Arti di Budapest
È un vero e proprio saggio di storia dell’arte dal Cinquecento fino al Novecento quello che si ammira nelle sale di Palazzo reale in occasione della mostra curata da Eszter Fábri e Stefano Zuffi. Un racconto organizzato secondo un percorso cronologico che viene inaugurato dalla bellezza soave dalla Madonna Esterhazy di Raffaello (1508 circa) e si conclude con la sfrontata sensualità dell’acquerello di Egon Schiele Due donne che si abbracciano del 1915. Fra questi due estremi cronologici e stilistici si snoda un racconto per immagini con esempi fra i più alti della storia dell’arte: dallo Studio di testa per la battaglia di Anghiari (1503-1504) di Leonardo da Vinci al Ritratto di uomo di Veronese del 1555 circa, dalla Salomè di Lucas Cranach il Vecchio (1530) al Ritratto di giovane (1500-1510) di Albrecht Dürer. Non mancano esempi di scuola spagnola come la Scena di osteria del 1618 circa dipinta da Velázquez e francese con la Villa nella campagna romana di Claude Lorrain (1646 circa). Giambattista Tiepolo, Goya sono solo alcuni dei nomi che si incontrano nella sala dedicata al XVIII secolo, mentre in quella successiva riservata al simbolismo internazionale si possono ammirare il Centauro (1888) di Böcklin, Il bacio della sfinge di Franz von Stuck del 1895 e il bozzetto per l’Angelo della vita (1894-1895) di Segantini. Manet, Cézanne, Monet e Gauguin arricchiscono ulteriormente l’esposizione dei capolavori provenienti dalla collezione ungherese.