Modigliani, le modelle e i modelli: una mostra dossier a Perugia
Un capolavoro a Perugia. Amedeo Modigliani. Nu couché, 1917-1918
Alla Galleria Nazionale dell’Umbria – museo in cui si conservano capolavori assoluti come la Madonna con Bambino di Duccio di Buoninsegna, il Polittico di Sant’Antonio di Piero della Francesca e sublimi dipinti dell’eroe cittadino, Perugino – sono ora giunte otto opere di Amedeo Modigliani. Il prezioso nucleo ruota attorno al Nu couché del 1917-1918 proveniente dalla Pinacoteca Agnelli di Torino: la modella protagonista dell’opera potrebbe essere la pittrice francese Jeanne Hébuterne che fu anche compagna dell’artista italiano. I due si conobbero intorno al 1916 presso l’Accademia Colarossi, dove si favoriva lo sviluppo di nuovi linguaggi e si praticava lo studio del nudo dal vero che, in quella scuola, era permesso anche alle giovani allieve. L’opera si colloca nell’ambito dei “grandi nudi”, realizzati con il tipico stile essenziale del maestro livornese, di matrice “primitivista” e messo a punto attraverso veloci pennellate, mentre un segno scuro definisce le linee del corpo della donna. E se oggi, contestualizzati nello scenario artistico e sociale dell’epoca, i nudi di Modigliani sono una chiave per comprendere il rapporto tra sessualità e censura di inizio Novecento, all’epoca l’artista intendeva soprattutto evocare il soggetto della Venere distesa che, dai grandi maestri veneti in poi, ha rappresentato il simbolo della sensualità e della seduzione nella storia dell’arte italiana. “Modì”, come lo chiamavano i colleghi pittori a Parigi, riprese più volte quest’iconografia, come del resto l’indagine sul corpo femminile, che raffigurò spesso in pose che si ispirano ai modelli della scultura classica. Nella mostra di Perugia, il Nu couché è quindi accostato a immagini di Venere dormiente, mentre alcuni disegni di corpi femminili trovano corrispondenza in un’Afrodite accovacciata dal Parco Archeologico di Ostia Antica e in una colonna lignea dorata a forma di sirena bifida del castello Bufalini di San Giustino (Pg).
Oltre a queste opere, nel percorso espositivo si ammira anche il Ritratto di Monsieur Chéron, eseguito verosimilmente intorno al 1915, quando Modigliani aveva ormai abbandonato la scultura a causa dei suoi problemi di salute – soffriva infatti di tubercolosi –, per dedicarsi completamente alla pittura. Il volto dell’uomo manifesta la passione dell’autore per le maschere africane e i due esemplari originari del Congo e del Gabon che furono esposti alla Biennale di Venezia del 1922 e oggi nella mostra della GNU, sono un rimando puntuale e di immediata comprensione.
Il progetto di Perugia si pone quindi l’obiettivo, attraverso un concentrato insieme di opere, di far comprendere come il linguaggio originale e personale di Modì possa costituire la rielaborazione in chiave moderna di modelli del passato.
Marta Santacatterina