Art e Dossier

È una sorta di viaggio alle scoperta dei segreti nascosti fra i corridoi dei depositi del Museo di Capodimonte a Napoli, quello che la mostra Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere offre al visitatore fino al 15 maggio. L'esposizione si profila come una vera occasione per poter non solo ammirare alcuni capolavori mai usciti dai depositi, ma anche per approfondire la storia e la formazione delle ricche collezioni del museo partenopeo. Una storia a ritroso che vede come momento fondamentale la creazione dei cinque depositi dell'istituzione museale negli anni Cinquanta del secolo scorso, grazie al progetto di risistemazione promosso dall'allora soprintendente Bruno Molajoli, ma che affonda le proprie radici molto più lontano. Un racconto che i dipinti, le statue, gli arazzi, le porcellane, le armi e gli oggetti di arti decorative esposti ripercorrono permettendo di ricostruire non solo le vicende storiche, collezionistiche e conservative di ogni singola opera, ma anche e soprattutto, di tracciare una vera storia del gusto che ha, nei secoli, determinato le sorti di questi oggetti. Oggetti spesso curiosi e del sapore esotico, come quelli appartenuti al capitano James Cook e donati a Ferdinando IV di Borbone, o estremamente rari come quelli appartenuti alla collezione Farnese e alle collezione del cardinale Stefano Borgia (1731-1804). O ancora emblemi dello sfarzo della corte sabauda nel torno d'anni dell'unità d'Italia, così come mostra il cospicuo numero di serviti da tavola in porcellana di Meissen, di Berlino e della manifattura Richard Ginori.