Robert Mapplethorpe in mostra a Venezia
Robert Mapplethorpe. Le forme del classico
La perfezione, la bellezza, l’equilibrio delle forme, l’eroticità. Sono sempre stati questi i cardini della fotografia di Robert Mapplethorpe (New York 1946 – Boston 1989), che si rivelano, per l’appunto, anche nella mostra ospitata a Le stanze della fotografia di Venezia, Robert Mapplethorpe. Le forme del classico, a cura di Denis Curti e visibile dal 10 aprile al 6 gennaio 2026.
Con oltre duecento opere in esposizione, quella veneziana è la prima mostra di tre che delineeranno la complessità del pensiero fotografico dell’autore newyorkese, proseguendo poi, nel 2026, a Palazzo Reale di Milano con Robert Mapplethorpe. Le forme del desiderio e concludendosi a Museo dell’Ara Pacis di Roma con la terza e ultima mostra Robert Mapplethorpe. Le forme della bellezza. Per Mapplethorpe la forma, la rappresentazione della sua contingenza e contemporaneamente della sua poeticità, era al centro di un percorso creativo che l’hanno reso uno degli artisti più iconici del XX secolo.
L’importanza dello stile classico, della statuaria, del corpo umano, della sua armonia, percorrono tutta l’esposizione in un’emozionante viaggio nei meandri della rappresentazione dell’umano. Mapplethorpe ha sempre perseguito, infatti, con stile rigoroso ed evocativo, un’estetica che riconducesse alla perfezione delle forme senza tempo. Le sue immagini sono pervase da una certa monumentalità interiore, da una compattezza e una volumetria sensuale che sottende al dialogo tra eros e thanatos.
Oltre ai famosi ritratti dei corpi umani, in mostra, anche una sezione dedicata ai collage e ai ready-made prodotti dall’artista negli anni Sessanta, con cui emerge più diffusamente il suo sperimentalismo visivo; inoltre una serie di fiori e nature morte colti in una composizione ambigua e voluttuosa di volumi e consistenze; e infine altri ritratti che l’avrebbero reso famoso, ma stavolta il suo soggetto non sono corpi guizzanti desiderio ed eroticità, ma personaggi del calibro di Patty Smith, sua musa, o Susan Sontag o Truman Capote, coloro con cui Mapplethorpe condivideva le viscere di una New York scoppiettante e underground.
Francesca Orsi