Art e Dossier

Un dialogo tra fotografia e arte: a Roma una grande mostra su Mario Giacomelli

categoria: Grandi Mostre
20 May – 3 August 2025
Roma
Palazzo Esposizioni

Mario Giacomelli nasce a Senigallia il 2 agosto 1925 e in questi mesi, per celebrare l’anniversario, sono in corso due grandi mostre che approfondiscono le molteplici sfaccettature del suo lavoro, testimoniando l'eredità artistica e culturale di uno dei più significativi maestri della fotografia italiana nonché figura centrale nel panorama artistico e culturale del Novecento. Se a Palazzo Reale di Milano il sottotitolo della mostra evidenzia il rapporto di Giacomelli con la poesia, a Palazzo Esposizioni di Roma è il dialogo con l’arte e con gli artisti a essere protagonista di un’ampia rassegna - a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli - che espone oltre 300 stampe originali, molte delle quali inedite e mai esposte. 

A dare il via il percorso è il confronto con i lavori di Afro e Alberto Burri, quindi con l’esplorazione del rapporto tra astrazione e materia che, nelle ricerche sperimentali e soprattutto in camera oscura di Giacomelli, si traducono in indagine estetica sulla densità del nero e del bianco, sul contrasto e sul segno. Ne sono esempi le celebri serie paesaggistiche condotte dagli anni ’50 al 2000. Un’ulteriore e dichiarata vicinanza è quella tra il fotografo e Jannis Kounellis, tra i più noti esponenti dell’Arte Povera: sia nei soggetti sia nella sensibilità condivisa che attinge alla cultura contadina e alla materia, si sviluppa nei due autori un’affinità fortemente improntata al realismo e che dà vita a immagini intense e poetiche sulla condizione umana, sulla vita, sulla morte e sul sottile confine che le separa. Con il conterraneo Enzo Cucchi Giacomelli ha condiviso anche occasioni espositive sul tema del paesaggio come espressione culturale, mentre Roger Ballen, uno dei grandi interpreti della fotografia contemporanea, è convocato nel progetto per la sua ammirazione e il suo debito artistico nei confronti di Giacomelli, in particolare delle sue ultime opere.

La serie che nei primi anni Sessanta ha consacrato Mario Giacomelli sullo scenario internazionale è indiscutibilmente Io non ho mani che mi accarezzino il volto (1961/1963) e a essa è dedicata una sala che presenta le stampe sotto forma di installazione, restituendo l’energia e il movimento circolare, il gioco e la spiritualità che si fanno pura poesia visiva, capaci ancora oggi di emozionare e coinvolgere lo spettatore. Completano la visita due sale immersive, la seconda delle quali dedicata allo studio del fotografo e all’esposizione dell’ingranditore e della mitica Kobell, la sua unica fotocamera.

Marta Santacatterina