Art e Dossier

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Martina weltschmerz: biografia

Martina W. nasce in un paesino in provincia di Venezia, dopo aver frequentato il liceo artistico comincia a dipingere in modo più libero e personale, la pittura diventa un bisogno, una sorta di medicinale. Marina W. sviluppa la propria naturale propensione per l’ossessiva ricerca d’una verità tangibile frequentando Venezia, nella quale inizia un vero e proprio percorso auto degenerante e degenerativo aprendo gli occhi sulla decadenza e sulle rovine della storia dell’uomo e dell’arte, cucendosi le labbra innanzi al dolore del proprio vissuto, rigettandone i vapori talvolta su sé, talvolta sugli altri, tramutandoli in deus ex machina delle proprie produzioni e delle proprie intime convinzioni. Martina diventa narratrice di se stessa e del cosmo, osserva e traspone l’emozione affinché venga considerata, analizzata e poi compresa. Dall’autrice esce un’antisocietà, un piccolo regno a sé stante dove non è concessa la gioia se non tramite l’analisi della sofferenza insita in essa stessa, generata dall’ignoranza impetuosa dell’uomo e dall’arroganza delle masse innanzi alle cose e a sé medesimi. L’artista ha il compito di indurre il fruitore a riflettere, è convinto che il proprio ruolo sia quello di fermare l’altro, fermarlo a pensare, invitarlo a comprendere attraverso l’estraneazione dalla quotidianità. Decontestualizzare è il senso, il dipinto, sia esso ubicato in un sontuoso palazzo o in un gabinetto putrido, non dovrebbe smettere di adempiere alla propria funzione, non dovrebbe smettere di comunicare. Nei lavori di Martina la figura femminile è il soggetto ricorrente, una vera ossessione dovuta a un difficile e tormentato rapporto con la madre così plasmata, scrutata e ricercata nel proprio immaginario. L’uso dei colori, per lo più acrilici, è abbastanza costante per quanto riguarda le tinte: rosso, giallo, nero e bianco dominano assieme a oro e malta pomice, specie sulle ultime produzioni, più mature in stile e dimensioni.

Opere