Art e Dossier

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sara janni: biografia

Si apre così la stagione di Tauros.
Con un nuovo espediente che si ripete in un loop fiabesco: una fanciulla che lascia la sua tenera impronta in simmetrie di stampo classico.
Ci richiama dalla memoria il Botticelli o, in altro campo, Peter Greenaway, il fantasioso e allo stesso tempo rigoroso regista inglese che sempre ci rimanda, con la sua macchina da presa, immagini paragonabili a veri e propri quadri costruiti su simmetrie e proporzioni rinascimentali .
Ci viene in mente anche il Greenaway di “The Pillow Book” quando Tauros narra, sul corpo delle sue figure, racconti apparentemente indecifrabili.
Ma non è solo questo. Il lavoro di questa giovane pittrice si fonda su radici ben più lontane, ben più profonde. Potrei quasi azzardare di aver intravisto dietro questo silenzioso e personalissimo percorso artistico, dietro queste conturbanti e spesso defilate figure di giovane donna, inquadrate in sfondi a volte vivaci altri bagnati da schizzi in tempesta, un rispetto di antiche regole di armonia come se Tauros avesse fatto tesoro dell’insegnamento di Leon Battista Alberti e delle sue regole fondate su quelli che il grande architetto definì “intervalli musicali gradevoli all’orecchio”, e matematicamente applicabili ad ogni forma di arte. In questo caso potremmo sfatare il mito dell’illogicità e irrazionalità dell’arte contemporanea, sviluppando cautamente ciò che il genio del rinascimento ha chiamato doppio diapènte nella sua forma del 4/6/9, applicato da molti artisti rinascimentali tra cui Sandro Botticelli e Piero della Francesca.
Ma per apprezzare i dipinti di Tauros non sono necessari grandi arzigogoli mentali ma solo un paio di occhi pronti ad accogliere nuove immagini.
Prima di schiena, poi frontale, la fanciulla è sempre velata da squarci di parole che sfumano tra rossi sanguinanti e oro rinvigorente.
Un dualismo che percorre la storia nel senso, il nostro, ovvero la capacità dello spettatore di sentirsi al sicuro al riparo di quel profilo leggermente chino a sinistra, coperto da ciuffi neri o angosciato di fronte ad una farfalla che vola e riappare quando tutto sembra essere svanito. È una bambina, una vergine, una gheisha o una madre? È una vagina, un concepimento, una vita o una morte?
La nostra unica certezza è che la ragazza di Tauros è sempre contraddistinta da un solco nero sulla schiena, come se avesse voluto evidenziare un dualismo, come se il suo passaporto in questo mondo fosse una scissione . Perciò è necessario fermarsi, dimenticare ogni regola matematica e con un pizzico di ingenuità nello sguardo, domandarsi : Un tatuaggio? Una firma? Un limite? Una separazione?
Interrogata, Tauros si è nascosta dietro un sorriso enigmatico, lasciando allo spettatore la risposta che più gli si addice.

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