Giambattista Tiepolo: biografia
Si forma nella bottega di Gregorio Lazzarini, uno degli artisti più apprezzati a Venezia in quel momento, dove rimane dal 1710 al 1717, anno in cui è registrato nella fraglia dei pittori veneziani. Tra le sue opere d’esordio vi sono nel 1715-1716 i cinque soprarchi della chiesa dell’Ospedaletto di Venezia, in cui appare vicino ai modi dei pittori “tenebrosi” contemporanei, il Piazzetta e Federico Bencovich. Tiepolo si dimostra da subito capace di muoversi in molteplici direzioni stilistiche: nel Martirio di san Bartolomeo per la chiesa veneziana di San Stae sono presenti ancora citazioni tratte dal Piazzetta, mentre per i suoi primi affreschi per palazzo Sandi (1725-1726) il punto di riferimento diventa Sebastiano Ricci e la lettura da lui operata di Paolo Veronese. Il cambiamento in direzione di un naturalismo più accattivante e di uno schiarimento della tavolozza si riscontra anche negli affreschi del palazzo arcivescovile di Udine. Prosegue nelle decorazioni dei palazzi milanesi Archinto (distrutto) e Dugnani, utilizzando nelle composizioni un’impostazione scenografica e illusionistica. Ricercato dalla committenza nobiliare, di cui esprime con leggerezza tutta rococò le aspirazioni, esegue anche soggetti sacri, tra cui il soffitto della chiesa dei Gesuati a Venezia. Parallelamente realizza dipinti da cavalletto, tra i quali il famoso Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle (Montreal, Museum of Fine Arts) che fa riferimento alla sua attività di pittore, e alcuni ritratti. Dopo aver affrescato ancora palazzo Clerici a Milano e palazzo Labia a Venezia e aver dato alle stampe una serie di bizzarri Capricci (1743), nel 1750 è chiamato a Würzburg dal principe vescovo Carlo Filippo di Greiffenklau per la grandiosa decorazione della Residenz, conclusa nel 1753. Tornato in Italia riceve altre commissioni per residenze nobiliari (villa Valmarana a Vicenza, Ca3 Rezzonico a Venezia, villa Pisani a Stra) e quindi nel 1762 riparte alla volta della Spagna, dove rimarrà fino alla morte lavorando per Carlo III alle decorazioni del Palazzo reale. Espressione della cultura laica settecentesca, la sua pittura magniloquente e spettacolare recupera le matrici venete del classicismo cinquecentesco e le amplifica in ardite soluzioni illusionistiche, alleggerite da un’illuminazione chiara e leggera.
Giambattista Tiepolo: le opere
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Il martirio di San Bartolomeo
1722
olio su tela; 167 x 139
Venezia, Chiesa di San StaeIl presente quadro è contemporaneo al Sacrificio di Isacco, l’ultimo dei soprarchi della chiesa dell’Ospedaletto. Lo stile dell’artista è qui ancora legato ai modi dell’esordio, influenzati dalla pittura dei “tenebrosi”, in special modo di Bencovich. Per questa ragione, prima della scoperta dei documenti che hanno permesso la corretta datazione della tela al 1722, gran parte della critica ne anticipava l’esecuzione fino al 1717. Per quanto riguarda il tema, si può notare che Tiepolo si è ispirato al Martirio di san Giovanni del Piazzetta, dipinto qualche anno prima per la medesima chiesa, e inoltre la figura del carnefice è la stessa, capovolta, della Rebecca del Solimena, oggi conservata nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
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Danae e Giove
1736
olio su tela; 41 x 53
Stoccolma, Universitet Konsthistoriska InstitutionenNel 1736, il conte De Tessin, ministro svedese a Venezia e collezionista d’arte, acquista alcune opere di Tiepolo, fra cui questa che, dopo due passaggi di proprietà, verrà acquistata dal museo dell’Università. Sebbene sia unanimemente considerata dalla critica una tra le più sensuali creazioni del pittore, la favola ovidiana viene interpretata in chiave umoristica, con il cagnolino che si spaventa alla vista dell’aquila di Giove, l’amorino in primo piano che partecipa maliziosamente all’evento, la vecchia ancella che raccoglie in un piatto le monete d’oro che cadono dal cielo. Sul filo di un’arguta e dissacrante interpretazione mitologica, il Tiepolo, con tocco felice e sicuro, dà libero sfogo alla sua esuberanza cromatica, con una partitura che alle note più sonore unisce tocchi sottilissimi, valori tenui e smorzati.
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La salita al calvario
1737- 1739
olio su tela; 450 x 517
Venezia, Chiesa di Sant’AlviseVerso il 1740 il Tiepolo realizza tre grandi tele con la Passione di Cristo. La fonte d’ispirazione di questi capolavori sono Tintoretto e Tiziano, e in particolare l’Incoronazione di spine di quest’ultimo, oggi conservata al Louvre. Inoltre, nella Salita al Calvario fa la sua comparsa un nuovo interesse per il linguaggio di Rembrandt, come testimonia l’umano verismo con il quale sono resi i vecchi barbuti che sembrano ripresi dalle incisioni del maestro olandese. Di questa tela esiste un bozzetto conservato a Berlino; tuttavia mentre questo mostra una composizione aperta in senso orizzontale e, quindi più dispersiva, la trama del dipinto è più serrata e coerente, non solo per la centralità della collina sullo sfondo, ma anche per la più felice osservazione psicologica del Cristo, su cui s’incentra tutto il racconto. La composizione è grandiosa, con quinte scenografiche, punti di fuga e gran varietà di personaggi.
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La Vergine appare al beato Simone Stock
1740-1743
olio su tela; 533 x 342
Venezia, Scuola dei Carmini21 dicembre 1739 i confratelli della scuola veneziana di Santa Maria del Carmelo, detta dei Carmini, decidono di affidare al Tiepolo la decorazione del soffitto della sala dell’udienza della scuola che prevede la tela centrale e otto scomparti. Il pittore lavora a questa commissione a più riprese, poiché sebbene si fosse impegnato a fornirlo entro la fine dell’anno, il soffitto fu scoperto soltanto nel 1743. La tela centrale per quanto datata dall’artista sulla pietra tombale, fu collocata solo dopo lo scoprimento del soffitto. La scena raffigura il beato Simone Stock mentre riceve dalle mani di un angelo lo scapolare che aiuterà i vivi a salvarsi e le anime del Purgatorio a raggiungere la pace.
La famiglia di Dario davanti ad Alessandro
1743-1744Dipinta per il salone di villa Cordellina, è una delle opere più commoventi di Tiepolo, ispirata al tema della magnanimità principesca, rappresentata dal generoso Alessandro che ascolta la supplice madre di Dario, dalla veste blu cobalto, che esprime il suo dolente lamento sulla prigionia. La composizione dell’affresco di villa Cordellina s’ispira alla versione data dello stesso episodio da Paolo Veronese, già in palazzo Pisani a Venezia. Oltre a riprendere la struttura architettonica sullo sfondo e il cavallo a sinistra, Tiepolo fa ricorso anche a gran parte dei personaggi, come per esempio il paggio sulla destra e il vecchio barbuto al centro.
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La Virtù e la Nobiltà vincono l’Ignoranza
1744-1745
olio su tela; 280 x 420
Venezia, Ca’ RezzonicoQuesto soffitto proviene dalla villa Barbarigo a Santa Maria del Giglio ed è stato acquistato dai musei civici veneziani nel 1935, in occasione della dispersione della raccolta Donà dalle Rose. Committente di Tiepolo fu il nobiluomo Pietro Barbarigo, detto lo Zoppo (1711-1801). Si tratta di un tema ricorrente nella produzione del pittore per l’evidente significato celebrativo assai gradito ai nobili committenti. Stilisticamente, questo soffitto denota evidenti le caratteristiche dell’arte matura di Tiepolo, nella raffinata eleganza della composizione, ancora una volta memore dei modelli veronesiani, negli studiati accordi dei colori complementari. Su tutto domina una luce smagliante che gioca con effetti cangianti sulle vesti preziosamente intessute delle due figure principali e del paggio, lasciando invece in ombra quelle dell’Ignoranza.
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San Giacomo maggiore
1749
olio su tela; 317 x 163
Budapest, Szépmüvészeti MúzeumL’ambasciatore di Spagna a Londra, Ricardo Wall, commissiona questa splendida pala a Tiepolo nell’agosto del 1749 per la cappella dell’ambasciata. Dopo essere stato esposto a San Marco a Venezia, il dipinto viene spedito a Londra. I cappellani dell’ambasciata non gradirono il quadro, e suggerirono all’ambasciatore di inviarlo a Madrid e sostituirlo con un altro più consono al luogo. L’artista dà un’immagine smagliante del patrono della Spagna, presentando l’apostolo non tanto come una santa figura da venerare quanto come un’esaltante metafora della nazione stessa: un guerriero vincitore in groppa a un magnifico destriero che emerge dal cuore della battaglia. Il quadro è giocato su forti contrasti sia cromatici sia emotivi, cosicché il bianco cavallo del santo risalta sul blu del cielo, e le drammatiche figure dei cavalieri impegnati nella lotta sono in antitesi con la pacata fermezza della figura principale.
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Investitura del vescovo Aroldo a duca di Franconia
1750-1752
affresco; 4 m x 5 m
Würzburg, Residenz KaisersaalFra il 1750 e il 1752 Tiepolo, accompagnato dai figli, esegue a Würzburg, per il principe vescovo Karl Philipp von Greiffenklau, una serie d’affreschi. Il ciclo comprende Apollo che conduce al Barbarossa la sposa Beatrice di Burgundia, Le nozze del Barbarossa, e la presente opera, che reca la firma e la data di conclusione dei lavori della sala. Sul trono a forma di conchiglia siede l’imperatore davanti al quale è inginocchiato il vescovo Aroldo. Ai lati del trono sono le statue di Ercole e Minerva, simboli della forza e della saggezza del sovrano. Ai lati fanno ala, attorno ai protagonisti della cerimonia, i dignitari della corte imperiale e quelli della corte di Würzburg. I tre affreschi, capolavori del Rococò, palesano una straordinaria ricchezza del colore, steso in larghe partiture equilibrate tra i sontuosi drappeggi delle vesti dei personaggi e le luminose chiarità dei cieli azzurri.
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L’Olimpo e i quattro continenti
1752-1753
affresco; 18 m x 30 m
Würzburg, Residenz, scaloneContemporaneamente agli affreschi della sala, Tiepolo decora a Würzburg la grandiosa volta dello scalone, dove sviluppa un tema già affrontato alcuni anni prima nella galleria di palazzo Clerici a Milano. Nell’Olimpo e i quattro continenti l’artista tocca il vertice della sua parabola stilistica. La grandiosa narrazione si dipana ai bordi del soffitto, mentre al centro si librano pochi gruppi zigzaganti che “bucano” il soffitto, creando l’illusione di uno spazio aperto. Nelle esemplificazioni simboliche egli propone una varietà iconografica che spazia dallo studio della razza a quello del costume, dalla ricerca morfologica alla caratterizzazione umana, dall’indagine della fauna a quella della flora.
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Rinaldo abbandona Armida
1757
olio su tela; 220 x 300
Vicenza, villa Valmarana, sala della Gerusalemme liberataNel 1757 il Tiepolo viene incaricato di decorare gli ambienti della palazzina della villa di Giustino Valmarana. Questi, uomo colto e appassionato di teatro, sceglie i temi da trattare, tutti quanti ispirati alle opere dei grandi poeti classici (Omero e Virgilio) e rinascimentali (Ariosto e Tasso). Tra le scene affrescate quelle dedicate alla Gerusalemme liberata, raccontano degli amori tra il principe cristiano Rinaldo e la maga Armida. Non è la prima volta che il pittore si occupa dei due amanti, tuttavia, nella versione dipinta per la villa vicentina, l’esecuzione raggiunge una particolare felicità espressiva. La narrazione è debitrice alla cultura teatrale del committente: così i cavalieri e le eroine diventano attori di una pièce melodrammaticamente incentrata sulla rappresentazione dei sentimenti.
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San Francesco riceve le stigmate
1767-1769
olio su tela; 278 x 153
Madrid, PradoNel 1767 Tiepolo riceve l’incarico di dipingere le sette pale destinate alla chiesa reale d’Aranjuez. Rispetto al bozzetto, conservato a Londra (Courtauld Institute Galleries), il quadro presenta notevoli cambiamenti compositivi e di espressione, che introducono una nota più profonda nella rappresentazione di questo tema mistico. L’artista sceglie per questo soggetto di contrapporre le tonalità fredde di grigio e di giallo sbiadito dell’abito del santo e dei particolari in primo piano, che ricordano l’atmosfera dell’alba, con gli accenti arancio dorato del drappeggio dell’angelo. Questi toni caldi sono ripresi nella carne e nei capelli in ombra dell’angelo, rilevando la sua presenza splendente. Il gruppo straordinariamente espressivo con il santo teso, rapito, e l’angelo riverente eppure tenero è sicuramente di mano di Giambattista, mentre al figlio spetta la descrizione del silenzioso paesaggio sullo sfondo.
Iconografia