Vincent van Gogh: biografia
Vincent van Gogh nasce a Groot Zundert, nel Brabante olandese, il 30 marzo 1853, figlio di Theodorus van Gogh, pastore protestante, e Anna Carbentus. Tra il 1864 e il 1868 studia in un collegio a Zevenbergen e poi all’Istituto Hannik a Tilburg. Nel marzo 1868, forse a causa di difficoltà economiche familiari, lascia gli studi. L’anno seguente parte per l’Aja dove è assunto come commesso nella succursale della casa d’arte francese Goupil & Cie. Nel 1872 inizia una regolare corrispondenza con il fratello Theo, fonte essenziale di notizie sulle opere e le idee dell’artista. Nel 1873 viene trasferito prima a Bruxelles e poi a Londra, dove ha una forte crisi depressiva in seguito a una delusione sentimentale; dal maggio 1875 all’aprile 1876 lavora a Parigi. Dopo aver lasciato la casa d’aste, riparte per l’Inghilterra, per tornare presso la famiglia, a Etten, alla fine dell’anno. Dopo aver lavorato per un breve periodo a Dordrecht come commesso libraio, nel maggio 1877 si trasferisce ad Amsterdam dove studia per essere ammesso alla facoltà di Teologia, senza successo. Nel 1878 soggiorna per tre mesi vicino Bruxelles presso una scuola di evangelizzazione, ma al termine dei corsi non viene giudicato idoneo; gli viene solo affidato un incarico temporaneo di evangelista laico che svolge in un paesino della regione mineraria presso Mons. L’incarico non viene però rinnovato e, sconvolto da questo provvedimento, si trasferisce a Cuesmes, dove fa il predicatore. I suoi soggiorni presso le comunità di minatori sono documentati da una corposa serie di disegni. Nell’ottobre 1880, deciso a diventare pittore, si trasferisce a Bruxelles, dove studia anatomia e disegno prospettico; stringe amicizia con il pittore Anthon van Rappard. Trascorre la primavera del 1881 dai genitori a Etten, e ha un’infelice storia d’amore con Kee Vos, una giovane cugina vedova, che lo respinge. Alla fine dell’anno parte per l’Aja e tramite il pittore Anton Mauve conosce diversi pittori della Scuola dell’Aja. Esegue i primi dipinti all’olio con nature morte e acquerelli con figure dal vero; in quel periodo vive con Clasina Maria (Sien) Hoornik, una prostituta alcolizzata che Vincent vorrebbe redimere. Lascia Sien nel settembre 1883 e parte per la Drenthe, dove dipinge paesaggi e contadini. Alla fine dell’anno raggiunge la famiglia a Nuenen, dove resterà per quasi due anni, lavorando con grande entusiasmo. Tra il novembre 1885 e il febbraio 1886 vive ad Anversa, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti; studia Rubens e colleziona stampe giapponesi. All’inizio di marzo va a Parigi dal fratello Theo: vi rimarrà fino al febbraio 1888, frequentando l’atelier del pittore Cormon, dove incontra Toulouse-Lautrec ed Emile Bernard, e gli amici impressionisti del fratello Theo, Signac, Pissarro e Gauguin. Espone alcune opere al caffè Le Tambourin, gestito da Agostina Segatori, ex modella di Degas, con cui ha una breve relazione, e organizza anche una mostra in cui espone con i suoi amici, i cosiddetti Impressionistes du Petit Boulevard: Bernard, Anquentin, Toulouse-Lautrec e Gauguin. Nel febbraio 1888 lascia Parigi per Arles, dove alla fine dell’anno lo raggiunge Gauguin: la convivenza durerà poco tempo e sfocerà in una furibonda lite, il 23 dicembre 1888, in seguito alla quale Van Gogh si taglia il lobo dell’orecchio sinistro. Dopo un breve internamento in ospedale, nel maggio 1889 il pittore decide di lasciare Arles per Saint-Rémy, dove si fa ricoverare nel locale istituto per alienati. Anche in ospedale continua a lavorare alacremente, e le sue opere cominciano a ricevere i primi apprezzamenti: espone al Salon des Indépendants di Parigi e a Les XX di Bruxelles. Nel maggio 1890 parte per Parigi, dove rimane solo tre giorni, e raggiunge quindi Auvers-sur-Oise, dove il dottor Gachet lo prende in cura. Il 27 luglio 1890 Vincent si spara, e morirà due giorni dopo senza aver perso mai conoscenza. Il fratello Theo, dopo essere stato ricoverato in diverse cliniche per alienati, morirà in una casa di cura di Utrecht il 25 gennaio 1891.
Vincent van Gogh: le opere
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I mangiatori di patate
1885
olio su tela; 82 x 114
Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van GoghDurante i continui spostamenti per l’Olanda, Van Gogh aveva potuto osservare da vicino la vita dei contadini, segnata dalla povertà e dalla durezza del lavoro. Lontano da qualsiasi compiacimento naturalistico o dal tono elegiaco, ricorrente nelle rappresentazioni di vita rurale, Van Gogh si concentra sull’espressione dei volti, sui quali è impressa la rassegnazione a un destino crudele, e sulle ambientazioni tristi e miserabili, giocate sui toni bruni, come in questo quadro in cui l’unico punto di luce è dato dalla debole lanterna collocata sopra la povera tavola.
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Agostina Segatori al caffè Le Tambourin
1887
olio su tela; 55,5 x 46,5
Amsterdam, Van Gogh MuseumIn una lettera alla sorella, Vincent esprime le sue riflessioni sul genere del ritratto: "Ciò che mi appassiona più di tutto nel mio mestiere è il ritratto, il ritratto moderno. Lo cerco attraverso il colore, e non sono certamente il solo a cercarlo in questa strada […] vorrei fare dei ritratti che alla gente di un secolo più tardi sembrino come delle apparizioni. Quindi non cerco più niente attraverso la rassomiglianza fotografica, ma attraverso la nostra espressione dei sentimenti, usando come mezzo di espressione e di esaltazione del carattere la tecnica e il gusto moderno del colore […]". Qui la figura delicata di Agostina Segatori evoca, inoltre, attraverso l’uso del colore e del disegno finemente tracciato, lo stile delle xilografie giapponesi, che tanto affascinavano Van Gogh, il quale, ad Anversa, tra il 1885 e il 1886, e poi a Parigi, aveva iniziato a collezionarle, organizzando addirittura delle esposizioni nei caffè. Sullo sfondo del dipinto, sulla parte destra, se ne intravedono alcune appese ad una parete del caffè Le Tambourin
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Lotti di terreno a Montmartre
Aprile - Giugno 1887
olio su tela; 96 x 120
Amsterdam, Stedelijk MuseumQuesta tela di Montmartre rientra in un gruppo di vedute della zona eseguite nella primavera del 1887, in cui dominano i colori chiari e luminosi, secondo l'esempio di Seurat e Signac, anche se la pennellata appare più libera e variata nella dimensione e nella direzione, lontana dal rigore scientifico con cui i neo-impressionisti distribuivano il colore. Il dipinto è stato eseguito nel periodo in cui Van Gogh conobbe Emile Bernard, che come lui frequentava la bottega dei colori di "père" Tanguy, anziano rivenditore che in gioventù aveva combattuto per la Comune di Parigi. All'emporio si erano serviti anche Pissarro, Monet e Renoir, che avevano esposto anche dei quadri per la vendita. Seguendo l'esempio degli impressionisti, anche Van Gogh, così come Cézanne, Bernard e Gauguin, gli affidò dei quadri che però non furono venduti.
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Autoritratto con cappello di feltro
Inverno 1887-1888
olio su tela; 44 x 37,5
Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van GoghGiunto a Parigi nel marzo del 1886, Van Gogh, attraverso il fratello Theo, entra in contatto con l’ambiente artistico, stringendo amicizia con Seurat, Matisse, Signac e Toulouse-Lautrec. La sua pittura si trasforma: il colore irrompe sulla tela e la stesura di brevi e filamentose pennellate di pigmento puro tradisce l’osservazione degli impressionisti. L’intensità delle gamme cromatiche rivela una fase di vitalità creativa che supera le cupe atmosfere del precedente periodo olandese.
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Il seminatore
1888
olio su tela ; 64 x 80,5
Otterlo, Rijksmuseum Kröller-MüllerEseguito ad Arles, il dipinto rivela la concentrazione di Van Gogh sul colore come mezzo per esprimere le sensazioni provate dall'artista al contatto con la realtà, sia essa un paesaggio o l'interno di un caffè. In una lettera al fratello Theo del settembre di quell'anno il pittore spiega come non si tratti di "un colore localmente vero dal punto di vista realistico del 'trompe-l'œil', ma di un colore che suggerisce una qualsiasi emozione di un temperamento ardente". In tal senso anche l'immagine centrale del sole, con il suo riverbero radiale di luce, assume un valore simbolico.
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Il caffè di notte
settembre 1888
olio su tela; 70 x 89
New Haven, Yale University Art GalleryDipinto subito dopo Il seminatore, il quadro rappresenta l'interno di un caffè che si trovava nella place Lamartine ad Arles. Al fratello Theo, Van Gogh scrive del ruolo emotivo ricoperto dal colore nella sua pittura e a proposito di questo quadro dice: "Ho cercato di esprimere con il rosso e il verde le terribili passioni umane. La sala è rosso sangue e giallo opaco, un biliardo verde in mezzo, quattro lampade giallo limone a irradiazione arancione e verde. C'è dappertutto una lotta e un'antitesi dei più diversi verdi e rossi, nei piccoli personaggi di furfanti dormienti, nella sala triste e vuota, e del violetto contro il blu". In tal modo Van Gogh sembra rinunciare alla resa della luce degli impressionisti per tornare all'esaltazione dei sentimenti forti espressa dal colore di Delacroix.
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La strada, la Casa gialla
1888
olio su tela; 76 x 94
Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van GoghNel maggio del 1888 Van Gogh affitta una casa in place Lamartine 2 ad Arles, formata da quattro stanze luminose, in cui l'artista può cogliere appieno la luce del sud. Il suo progetto era quello di ospitare artisti amici con i quali avviare una stretta collaborazione professionale e organizzare l'esposizione delle loro opere. Come ha scritto a Theo, la casa "all'esterno è dipinta di giallo, dentro è imbiancata a calce ed è in pieno sole". Nel dipinto, come nelle vedute dei dintorni della città, il pittore si sforza di rendere la vivacità cromatica, per cui ogni forma si traduce in una macchia di colore creando un intenso contrasto.
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Autoritratto da pittore
1888
olio su tela; 65 x 50,5
Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van GoghDurante l'ultimo mese di permanenza a Parigi, prima di trasferirsi ad Arles, Van Gogh dipinge questo autoritratto, dal quale traspare il suo disagio psichico in una città sempre più attratta dal vortice della modernità e della produttività. Il pittore appare invecchiato e con lo sguardo stanco, anche se in alcune lettere alla sorella Wilhelmina racconta del suo entusiasmo per la pittura e di come in questa fase fosse concentrato sul tema del ritratto e sul problema del colore, ragione per cui si trasferisce nel sud della Francia.
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Barche di pescatori sulla spiaggia
1888
olio su tela; 64,5 x 81
Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van GoghDel breve soggiorno nel mese di giugno a Saintes-Maries-de-la-Mer restano alcuni dipinti e disegni con vedute di spiagge e marine, in cui Van Gogh coglie l'occasione di uno spazio ampio per infondere una luminosità diffusa all'immagine. In questo caso il paesaggio è giocato su tinte gessose e piuttosto uniformi, mentre le barche sono rese con colori vivaci disposti per zone piatte e nitide. Un senso grafico traspare dalla linea di contorno netta, rivelando la larga influenza esercitata sugli artisti dell'epoca dalle stampe giapponesi.
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Camera da letto
ottobre 1888
olio su tela; 72 x 90
Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van GoghDi questo celebre dipinto Van Gogh ha eseguito diverse repliche successive, con piccole varianti. Si tratta della propria stanza da letto nella Casa gialla di Arles, eseguita poco prima dell'arrivo di Gauguin, in cui l'artista vuole ricreare l'atmosfera di un ambiente semplice ma accogliente, reso in modo essenziale, "alla Seurat", come ha spiegato nelle sue lettere. A Theo scrive "si tratta della mia camera da letto; in questo caso deve farla soltanto il colore, e poiché con il suo effetto semplificante conferisce maggiore stile alle cose esso dovrà, nell'insieme, suggerire la calma del sonno".
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L’Arlesiana
1888
olio su tela; 90 x 72
New York, The Metropolitan Museum of ArtSi tratta del primo di sei ritratti della signora Ginoux, l'Arlesiana, rappresentata anche da Gauguin, che raggiunse Van Gogh ad Arles. Dai coniugi Ginoux, gestori del Café de la Gare, Van Gogh consumava quotidianamente i suoi pasti, diventando presto loro amico. Questo ritratto è stato eseguito osservando il soggetto dal vero. La posa appare naturale, con il braccio che sostiene la testa, mentre il contrasto fra le zone chiare e quelle scure, ritagliate nettamente, richiama le stampe giapponesi, all’epoca di gran voga fra gli artisti.
La sedia di Gauguin
1888L’idea del dipinto, realizzato da Van Gogh nel 1888 durante il suo soggiorno ad Arles, deriva da un disegno di Samuel Luke Fildes, The Empty Chair (1870), che Vincent aveva certamente ammirato in gioventù, realizzato in ricordo dello scrittore Charles Dickens, appena deceduto. Si tratta di una sorta di “ritratto” di persona assente, di una natura morta della “memoria”, costituita, cioè, da oggetti appartenuti a qualcuno che viene ricordato senza essere realmente rappresentato. Pertanto, la sedia con i libri e la candela accesa evocano, in modo malinconico, la presenza-assenza del pittore Paul Gauguin, il quale aveva vissuto insieme a Vincent per tre mesi nella famosa Casa gialla di Arles, in un tentativo di sodalizio artistico. La loro fruttuosa ma difficile convivenza sarebbe però sfociata, come è noto, in una violenta lite che avrebbe portato Vincent dapprima ad aggredire l’amico e poi a rivolgere il rasoio verso se stesso, tagliandosi il lobo dell’orecchio. In seguito, i due artisti non si sarebbero più rincontrati.
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Notte (da Millet)
1889
olio su tela; 74,5 x 93,5
Amsterdam, Van Gogh MuseumCome ha scritto Andreas Blühm, il pittore francese Millet "esercitò dunque la sua influenza su Van Gogh per tutta la vita, diventando il metro di paragone di ogni suo giudizio artistico". Vincent, infatti, durante il suo soggiorno parigino tra il 1886 e il 1889, nonostante i contatti diretti con gli impressionisti e i postimpressionisti, aveva preferito seguire la pittura un po’ conservatrice di Millet poiché in essa ritrovava i temi, gli ideali e i valori morali in cui credeva e un’iconografia legata alla realtà contadina del lavoro dei campi. Nella scelta dei suoi modelli, Vincent avrebbe sempre dimostrato maggior attenzione verso coloro che privilegiavano il messaggio e il contenuto piuttosto che la forma. Così, infatti, aveva scritto a proposito di un altro quadro di Millet che aveva copiato: "[…] Questa è la grandezza dell’arte che talvolta si rivela superiore alla natura - come per esempio nel Seminatore di Millet, una figura carica di maggiore umanità di un vero seminatore in un campo". Il dipinto Notte, inoltre, risulta simile nell’iconografia, nello stile e nello spirito al dipinto Le due madri (1889) del pittore divisionista trentino Giovanni Segantini, anch’egli, a sua volta, affascinato da Millet.
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Il tosatore di pecore (da Millet)
1889
43,5 x 29,5
Amsterdam, Van Gogh MuseumVincent, fin dalla sua prima formazione, aveva sempre nutrito curiosità e interesse per le opere dei suoi contemporanei, in particolare per quelle degli artisti della scuola dell’Aja e di Jean-François Millet (1814-1875), che egli considerava il più importante paesaggista francese della prima metà dell’Ottocento, prima cioè della “rivoluzione” degli impressionisti. Millet, contrario alla convenzionale pittura storica e accademica, perseguiva, in un’epoca di intenso sviluppo industriale come gli anni Ottanta dell’Ottocento, un ideale di realismo rurale e sentimentale, come dimostra anche l’intima e intensa opera, La tosatura (1860 circa), che Vincent prese direttamente a modello per il suo dipinto. Le opere e i disegni di Millet erano molto popolari tra i commercianti d’arte e tra gli artisti che spesso le copiavano, anche attraverso le riproduzioni a stampa. Vincent dimostrò, in quest’opera, una particolare libertà di fronte al modello: "Ho la sensazione che dipingere dai disegni di Millet richieda di tradurli in un’altra lingua, piuttosto che copiarli", affermò.
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Notte stellata
1889
olio su tela; 73 x 92
New York, The Museum of Modern ArtSi tratta di una delle ultime opere realizzate in Provenza, prima di abbandonare Arles per Auvers-sur-Oise. Il cielo notturno è reso da spesse pennellate di blu cobalto e verde, punteggiato qua e là dai cerchi luminosi delle stelle. La materia pastosa in realtà tende ad assorbire la luce degli astri, che si trovano catturati da un vortice di linee e colori; solo la falce della luna e la stella bianca in basso appaiono più radiose, senza tuttavia riuscire a rischiarare il paesaggio che resta avvolto nelle tenebre della notte. In primo piano si stagliano la sagome nere di alcuni cipressi, alberi particolarmente amati da Van Gogh per la maestosa forma longilinea e per il colore cupo e intenso.
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Il mietitore
1889
olio su tela; 59,5 x 73
Essen, Museum FolkwangIl questo quadro Van Gogh coglie il paesaggio retrostante l'istituto nel quale è ricoverato, un campo di orzo reso con luce settembrina. La presenza del falciatore, intento nel suo lavoro, rimanda alle immagini di Millet, in questa fase attentamente studiate dal pittore olandese, anche se qui la figura appare assorbita dal paesaggio e dalla luce, perdendo quel carattere celebrativo tipico dei contadini di Millet.
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Autoritratto con orecchio tagliato
1889
olio su tela; 51 x 45
Collezione privataTra l’ottobre e il dicembre del 1888 Van Gogh e Gauguin lavorarono insieme ad Arles. Lo stato nervoso di Van Gogh rese ben presto impossibile la collaborazione; troppo profonde erano le divergenze di visione sul valore della pittura e sugli artisti del tempo. Dopo una violenta discussione, il pittore olandese minacciò l’amico con un rasoio e poi si recise parte dell’orecchio sinistro. Il fatto spaventò Gauguin che abbandonò Arles, dove la notizia si diffuse, provocando la richiesta dei cittadini di internare Van Gogh in un manicomio. Forse per un inconscio desiderio di riparare al fatto, questo dipinto rivela una stretta vicinanza alle soluzioni di Gauguin nelle ampie zone di colore stese uniformemente, à plat, e nella spessa linea di contorno scuro che racchiude l’immagine, il cloisonnisme.
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Natura morta con girasoli
1889
olio su tela; 95 x 73
Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van GoghEseguito nel gennaio del 1889, il dipinto è una replica di quello realizzato nell'agosto precedente, oggi conservato alla National Gallery di Londra. Al motivo dei girasoli Van Gogh ha dedicato dodici tele che dovevano decorare le stanze della Casa gialla di Arles, dove il pittore avrebbe lavorato insieme a Gauguin. L'entusiasmo per l'arrivo dell'amico aveva portato Van Gogh a una serie di preparativi per rendere accogliente la casa. La scelta dei girasoli può essere letta anche in chiave simbolica, visto il loro riferimento al sole, alla luce, e quindi al divino. Inoltre Gauguin apprezzava le tele con i girasoli di Van Gogh, di cui già ne possedeva due. Di grande rilievo risulta la tecnica con spesse e brevi pennellate, disposte a tarsie, similmente a quanto sperimentato in quegli anni da Cézanne.
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Cipressi
1889
olio su tela; 95 x 73
New York, The Metropolitan Museum of ArtIl motivo del cipresso ricorre nella pittura di Van Gogh soprattutto dopo il trasferimento nel Mezzogiorno della Francia, perché il verde cupo della pianta creava uno straordinario effetto di contrasto con le infuocate distese di grano: "Il cipresso, ha scritto a Theo, è bello come legno e come proporzioni, è come un obelisco egiziano". Il dipinto è stato eseguito durante il periodo di ricovero nell'istituto di Saint-Remy, non lontano da Arles, dopo l'aggravarsi delle sue condizioni psichiche. Qui Van Gogh, non potendo uscire, si è dedicato a dipingere il paesaggio percepibile dalla casa di cura, il giardino e il chiostro e ha svolto numerose copie da alcune stampe di Millet inviategli dal fratello.
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Autoritratto
1889
olio su tela; 65 x 54
Parigi, Musée D'OrsayIl periodo trascorso nella casa di cura di Saint-Remy si svolge per Van Gogh all'insegna di un lavoro costante, in modo da non perdere il contatto con la realtà. "La mia triste malattia”, ha scritto a Theo, “mi fa lavorare con un furore sordo, molto lentamente, ma dal mattino alla sera senza interruzione". In questa fase il pittore sente di dover rinnovare la sua attenzione per la figura, poiché "è lo studio della figura che insegna a cogliere l'essenziale e a semplificare". Non disponendo di modelli, Van Gogh ricorre a se stesso o agli infermieri dell'istituto, oltre alle stampe tratte da Delacroix o Millet.
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Natura morta con iris
1890
olio su tela; 92 x 73,5
Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van GoghLe nature morte con fiori sono un soggetto ricorrente nella pittura di Van Gogh, soprattutto fiori dai colori accesi, quali girasoli e iris. L'accordo per contrasto fra il blu-violetto e il giallo era uno dei preferiti di Van Gogh, che in questa composizione ripropone una stesura piatta e uniforme del fondo, à plat, l'inconfondibile cloisonnisme, la linea di contorno per racchiudere le forme, oltre allo straordinario modo di giustapporre i diversi toni di blu-violetto dei petali, cifra peculiare della sua pittura.
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La chiesa di Auvers
1890
olio su tela; 94 x 74
Parigi, Musée d'OrsayAll'inizio del 1890 Van Gogh lascia l'istituto di Sain-Remy, le sue condizioni non sono migliorate di molto, ma ha bisogno di tornare al nord. In maggio giunge a Parigi per conoscere il nipotino Vincent Willem, figlio di Theo, per poi stabilirsi a Auvers-sur-Oise, vicino Pontoise, mantenendosi sempre lontano dal frastuono della città. La chiesa gotica del paese offre a Van Gogh la possibilità di concentrarsi su nuovi contrasti cromatici "Ho fatto una grande quadro con la chiesa del villaggio, in cui la costruzione sembra violacea contro un cielo blu profondo e piatto di puro cobalto; le vetrate sembrano delle macchie blu oltremare; il tetto è violetto e in parte arancione".
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Campo di grano con corvi
1890
olio su tela; 50,5 x 100,5
Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van GoghUno degli ultimi dipinti realizzati da Van Gogh è questo campo di grano dalla pennellata vorticosa e tormentata. Le condizioni di salute di Van Gogh sono peggiorate. Una visita al fratello a Parigi lo lascia scosso per le difficoltà professionali di Theo e la salute cagionevole del nipotino Vincent. A proposito di questo quadro ha scritto: "... ho ancora dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la tristezza, l'estrema solitudine". In uno di questi campi, di lì a pochi giorni, si sparerà una revolverata, e morirà due giorni dopo, assistito dal dottor Gachet e da Theo.
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Ritratto del dottor Gachet
1890
olio su tela; 66 x 57
Collezione privataVan Gogh era stato spinto dal fratello Theo a stabilirsi a Auvers-sur-Oise non solo per la bellezza del paesaggio, ma soprattutto perché lì risiedeva il dottor Paul-Ferdinand Gachet, medico e pittore dilettante, amante delle arti e conoscente degli impressionisti, che presto divenne amico anche di Vincent. La presenza di questo medico diede nuova forza al pittore che nel giro tre mesi eseguì un'ottantina di quadri, fra cui diversi ritratti di Gachet e di sua figlia Marguerite. Alla sorella Wilhelmina in una delle ultime lettere ha scritto: "vorrei fare dei ritratti che di qui a un secolo, alle genti future, possano sembrare come delle apparizioni. Perciò non cerco di ottenerlo con la rassomiglianza fotografica, ma tramite le nostre espressioni appassionate, usando come mezzo di espressione e di esaltazione del carattere la scienza e il gusto moderni del colore".
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La resurrezione di Lazzaro (da Rembrandt)
1890
olio su carta; 50 x 65
Amsterdam, Van Gogh MuseumIn quest’opera, “copia” di un particolare della Resurrezione di Lazzaro (1632 circa) di Rembrandt van Rijn, forse Vincent ritrae se stesso nella figura di Lazzaro, nell’ambito di quella sua costante ricerca di interpretazione personale delle opere dei suoi maestri prediletti. Il simbolismo del dipinto è stato oggetto di approfondite analisi critiche, identificando nelle due sorelle di Lazzaro Madame Roulin - la figura femminile con i capelli biondi - e Madame Ginoux - quella con i capelli neri -, entrambe amiche di Vincent e caratterizzate da carità umana e partecipazione alla sofferenza del prossimo. Le due figure, inoltre, sono state identificate anche con la madre e la sorella di Vincent, che egli spesso menzionò con struggente nostalgia nelle lettere di questo periodo. Il copiare dai modelli culturali preferiti come Millet, Delacroix o la grande tradizione seicentesca olandese, in realtà, consisteva nel rielaborare i temi scelti, apportandovi innovazioni stilistiche e cromatiche, trasformando l’iconografia in una personale dimensione simbolico- psicologica.
Iconografia