Art e Dossier

Al Louvre la figura del folle raccontata dall’arte

categoria: Mostre
16 ottobre 2024 – 3 febbraio 2025

Figures du Fou. Du Moyen Âge aux Romantiques

Parigi, Francia
Musée du Louvre

Affronta un tema complesso e dalle molteplici sfumature la mostra che inaugura il palinsesto autunnale del Musée du Louvre a Parigi. Curata da Élisabeth Antoine-König e Pierre-Yves Le Pogam, Figures du Fou. Du Moyen Âge aux Romantiques intreccia un racconto visivo incentrato sul ruolo chiave del “folle” nella società medievale e rinascimentale e sulle sue vicende successive. A guidare l’occhio sono trecento opere custodite da novanta istituzioni europee e americane e appartenenti al contesto dell’arte nordeuropea – inglese, fiamminga, tedesca e soprattutto francese. 

Senza alcuna volontà di ripercorrere la storia della follia intesa come malattia mentale, l’esposizione parigina volge lo sguardo al “matto” quale figura onnipresente nel panorama artistico e culturale del tardo Medioevo, sino a raggiungere l’apice della notorietà nel Cinquecento in quanto emblema del dis-ordine. Originariamente radicato nell’immaginario religioso, il folle simboleggiava l’“insipiens”, ovvero chi metteva in discussione l’ordine del creato divino, e si muoveva non solo ai margini della società, ma anche dei manoscritti sacri e profani per intrattenere il lettore e fare da controparte alla serietà degli argomenti presi in esame nel testo. Nell’arco dei decenni, tuttavia, il folle riuscì a liberarsi dalle catene della pagina scritta e conquistò pavimenti, soffitti e oggetti d’arredamento, tramutandosi in mosaici, dipinti e sculture. Spesso associato all’amore sensuale e alla provvisorietà dell’esistenza umana, il folle fece ben presto il suo ingresso nelle corti prima e nelle feste cittadine poi, definendosi – anche esteticamente – come l’antesignano del joker incluso fra le carte da gioco. 

Se opere molto diverse ma complementari quali La nave dei folli (1494) di Sebastian Brant ed Elogio della follia (1511) di Erasmo da Rotterdam contribuirono a rafforzare la sua presenza sulla scena letteraria, il folle catalizzava pure l’interesse degli artisti – basti pensare alle raffigurazioni che ne fecero Hieronymus Bosch o Pieter Bruegel il Vecchio, solo per citarne alcuni. Nel Seicento e nel Settecento, con l’affermarsi del pensiero illuminista, il portato eversivo del folle fu ridimensionato, ma la sua ironia e il disordine di cui era emblema assunsero nuove fattezze, trovando sbocco, ad esempio, nel Don Chisciotte di Cervantes o nella Commedia dell’arte. Soltanto a partire dal tardo Settecento il folle tornò sotto i riflettori, quando autori e artisti – da Victor Hugo a Goya – ne reinterpretarono le caratteristiche codificate nel Medioevo e nel Rinascimento, legandolo spesso alle vicende politico-sociali del proprio tempo.

Arianna Testino