Art e Dossier

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Biennale di Rennes

categoria: Eventi
29 settembre – 2 dicembre 2018

Les Ateliers de Rennes

Il 29 settembre inaugura Les Ateliers de Rennes, manifestazione d’arte contemporanea che, ormai da un decennio, si tiene a cadenza biennale a Rennes. Il nome si riferisce all’atelier, e di conseguenza anche alla mostra, sia come luogo di creazione artistica sia di produzione industriale. L’intenzione è mettere a confronto i due ambiti arte-economia come sinonimi di innovazione sul territorio e incentivare particolarmente la complicità dei giovani. Per la sesta edizione degli Ateliers de Rennes i due curatori, Céline Kopp ed Etienne Bernard, hanno scelto un tema ambivalente. Il titolo francese À cris ouverts può infatti significare letteralmente “a grida aperte”, oppure, in senso più metaforico, “a crisi in corso”. In entrambi i casi, il richiamo e l’invito fatto agli artisti è di lavorare sulle differenze e anomalie di senso per ripensare collettivamente questioni che non riguardano unicamente l’arte, ma anche altri ambiti, da quello sociale e culturale a quello ambientale ed economico, mantenendo sempre aperto il confronto dialogico. L’attenzione è rivolta principalmente a due realtà che sono accomunate da una stessa radice linguistica, quindi anche da un iniziale significato: ecologia ed economia. Per entrambe, il suffisso “eco”, di origine greca (“òikos”), si riferisce all’unità base della società, la famiglia o casa. L’obiettivo della mostra è pertanto soffermarsi sull’analisi delle strutture sociali in cui viviamo per metterne criticamente in luce le diverse relazioni di potere, soprattutto quando coinvolgono problemi di classe, genere e razza. Tra i circa trenta artisti invitati a riflettere attorno a questi temi per scardinare preconcetti e visioni convenzionali, riduzioniste o normativizzanti ci sono nomi da tempo impegnati nella spinta al cambiamento sociale e culturale. Come gli americani Terry Adkins (1953-2014) e Mierle Laderman Ukeles (1939): l’uno incentrato su temi razziali e sul potere emancipatorio della musica; l’altra su problematiche femministe espresse attraverso il corpo e azioni pubbliche. Oppure, l’africano John Akomfrah (1957), che con i suoi film affronta temi postcoloniali, come quello della diaspora e migrazione, con le difficoltà a livello personale, collettivo e globale che ne derivano. 

Cristina Baldacci