Art e Dossier

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Brassaï: atmosfere parigine in mostra a Milano

categoria: Mostre
23 febbraio – 2 giugno 2024

Brassaï. L’occhio di Parigi

Lo scrittore – e non solo! – Henry Miller lo definì “l’occhio vivo” della fotografia. Gyula Halász nacque nel 1899 in Ungheria, e in particolare nella città di Brassó, toponimo che gli ispirò lo pseudonimo con cui è noto questo grande fotografo: Brassaï. Fin da bambino si trasferì con la sua famiglia a Parigi, per poi formarsi all’Accademia di Belle Arti di Budapest, a cui fece seguito la partecipazione alla Prima guerra mondiale e un successivo soggiorno a Berlino. Fu però nella capitale francese che Brassaï cominciò a esercitare la professione di fotografo, ritraendo le infinite sfaccettature della Ville Lumière, dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo, dai graffiti alla vita notturna, dalla moda ai ritratti degli amici artisti. Si legò infatti a personaggi proverbiali quali Picasso, Dalí e Matisse, e dal 1924 si avvicinò al movimento surrealista, partecipando così da protagonista al grande fermento culturale che investì Parigi in quegli anni.

La mostra in corso a Palazzo Reale di Milano è curata da Philippe Ribeyrolles, nipote di Brassaï e custode di un’inestimabile collezione di stampe e di un’ampia documentazione relativa al lavoro dell’artista. Grazie alle ricerche di questo studioso si sono potute esporre più di 200 stampe d’epoca che si alternano a sculture, documenti e oggetti appartenuti  Brassaï, dando vita a un percorso approfondito e inedito, che si focalizza soprattutto sulle notissime immagini dedicate a Parigi e ai parigini. Il fotografo immortalava infatti i paesaggi, i monumenti, ma anche le persone che di notte si incontravano negli ambienti più intimi e confinati, raccogliendo un repertorio di lavoratori, prostitute, clochard, artisti, girovaghi solitari immersi nelle suggestive atmosfere della capitale della Francia. Un nucleo di fotografie che nel 1933 diede vita al volume Paris de Nuit (Parigi di notte).

La sua carriera fu lunga e ricca di collaborazioni: pubblicò infatti alcuni dei suoi scatti sulla rivista surrealista “Minotaure”, attraverso la quale poté conoscere scrittori e poeti come Breton, Éluard e Man Ray. La sua ricerca venne notata da Edward Steichen, che lo invitò negli Stati Uniti per esporre al Museum of Modern Art (MoMA) di New York: correva l’anno 1956 e l’esposizione sui graffiti riscosse un incredibile successo. Collaborò assiduamente anche con la rivista americana “Harper’s Bazaar”, su cui vennero stampati i ritratti di molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese. 

La mostra rende conto di tutte le principali tematiche affrontate da Brassaï – considerato un esponente cosiddetta “scuola umanista” francese – facendo così il punto sulla diversità dei soggetti affrontati e sulla contaminazione tra l’approccio artistico e quello documentaristico. Visitarla “significa immergersi nell’atmosfera di Montparnasse, dove tra le due guerre si incontravano numerosi artisti e scrittori, molti dei quali provenienti dall’Europa dell’Est, come il suo connazionale André Kertész. Quest’ultimo esercitò una notevole influenza sui fotografi che lo circondavano, tra cui lo stesso Brassaï e Robert Doisneau”, commenta il curatore Ribeyrolles. 

Marta Santacatterina