Art e Dossier

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Cortona On The Move

categoria: Eventi
12 luglio – 30 settembre 2018

L’occhio e la sensibiità femminile sono al centro dell’ottava edizione di Cortona On The Move, il festival internazionale di fotografia, diretto da Arianna Rinaldo, che permette, ogni anno, di creare un terreno di confronto, condivisione, conoscenza e di promuovere orizzonti inesplorati nel panorama contemporaneo. L’offerta espositva di questa estate è guidata da fotogiornaliste, artiste, documentariste con immagini sul nostro mondo o su aspetti del loro mondo. Ellinor Carucci (1971, Israele) ha deciso di narrare la sua esperienza di donna e madre nel progetto Getting Closer, Becoming Mother: About Intimacy and Family (1993-2012) dove mette in risalto, in particolare, il rapporto con i propri figli che le hanno dato la possibilità di acquisire nuove lenti per guardare la realtà. Tanya Habjouqa (1975, Amman, Giordania) con Tomorrow There Will Be Apricots affronta la drammatica situazione siriana attraverso l’esperienza di donne rifugiate in Giordania. Poulomi Basu (1983, Calcutta) indaga cause e conseguenze della violenza celata e il più delle volte non denunciata contro le donne in Nepal, costrette, durante il ciclo mestruale, a un esilio in luoghi spesso pericolosi e totalmente precari e sottoposte a maltrattamenti che possono portare anche alla morte (Blood Speaks: A Ritual of Exil). Il feroce rituale (“chaupadi”), che ha radici lontane, è legato all’idea che le donne in quel periodo sono impure e quindi devono essere allontanate dalla società e dalle proprie famiglie. Lo scorso anno il Parlamento ha approvato una legge che vieta questa pratica: il decreto, che dovrebbe entrare in vigore ad agosto, punisce con una multa di 3000 rupie o con tre mesi di prigione chi continua a portare avanti una simile tradizione. Punizioni piuttosto soft, vista la crudeltà della usanza. Sanne de Wilde (1987, Anversa, Belgio) ci presenta un piccolo atollo dell'Oceano Pacifico, Pingelap, dove la maggior parte della popolazione è affetta da acromatopsia, una malattia che provoca una completa incapacità di distinguere i colori. In The Island Of The Colorblind la fotografa belga, cercando di guardare attraverso gli occhi degli acromati, ha realizzato scatti in bianco e nero, immagini a infrarossi e dipinte a mano. Debi Cornwall (1973, Weymouth, Stati Uniti) con il progetto Welcome To Camp America: Inside Guantánamo racconta la vita dei detenuti e delle guardie nella prigione sull'isola di Cuba e documenta l'esperienza di chi è stato assolto e rilasciato da Guantánamo Bay. Guia Besana (1972, Borgosesia, Vercelli) con Under Pressure si concentra sull'evoluzione della condizione femminile tra la fine dello scorso e l'inizio dell'attuale secolo, sull'impegno profuso dalle donne nel conciliare i diversi impegni e sul continuare a lottare per rendere il processo di emancipazione sempre più radicato nel tessuto culturale anche in vista delle generazioni future. Carlotta Cardana (1981, Verbania, Verbano-Cusio-Ossola) si prende cura nel suo lavoro, The Road Project, dei nativi americani (solo l'1% della popolazione americana) sopravvissuti allo sterminio (XV-XIX secolo). Una storia tragicamente nota  quella dei nativi americani: i bambini dalla fine dell'Ottocento venivano costretti a entrare in istituti dove l'offerta di un'istruzione di base aveva come contraltare l'abbandono della propria cultura e delle proprie usanze. Punizioni severe per chi si ribellava. Poco importava se questo sradicamento dalle proprie radici provocava traumi e cicatrici insanabili, talmente gravi, spesso, da portare al suicidio. La giovane artista russa Alena Zhandarova (1988, Birobidžan) si misura con il tema dell'unicità, delle differenze tra le persone, il collegamento tra mondo interno ed esterno andando alla ricerca di storie singolari (Puree Whit A Taste Of Triangles). Per Jennifer Greenburg (1977, Chicago) l'intento con Revising History è esplorare il patrimonio visivo vernacolare e la sua funzione nelle allegorie culturali. L'attenzione di Allison Stewart (1968, Houston, Texas), invece, è sulle manifestazioni odierne di paure e ossessioni degli americani rispetto a catastrofi ma anche ai cambiamenti ambientali. Una di queste manifestazioni è la preparazione di un kit essenziale ("bug out bag") che consente di fronteggiare almeno per tre giorni situazioni estreme quali, per esempio, calamità naturali (Bug Out Bag - The Commodification Of American Fear). Altra protagonista è Loulou d'Aki (1978, Malmö, Svezia), vincitrice del Photobook Dummy Prize 2017. Il suo sguardo è sui giovani, sui loro sogni, desideri, speranze (Make a Wish). Molto spazio del lavoro svolto dalla fotografa documentarista svedese è dato alle rivoluzioni e alle proteste in Medio Oriente, legate alla Primavera araba o a territori di guerra dove, come ben sappiamo, ai giovani (per non parlare dei bambini) viene spesso negata la possibilità di vivere la loro età. Mostre dunque dense di spunti di riflessione, accompagnate da un programma ricco di eventi. Tra le novità segnaliamo, grazie alla collaborazione con Canon, "Arena", una nuova sezione, a cura di Liza Faktor e Amber Terranova di Screen (casa di produzione di "visual storytelling"), che apre le porte a video sperimentali, installazioni e opere transmediali dove attraverso il dialogo tra fotografia, film e tecnologia, viene approfondito il concetto di "alterità" nell'ambito di comunità umane e animali. Nato nel 2011 grazie all’intraprendenza dell’associazione culturale ONTHEMOVE, il festival dedica particolare attenzione alla scoperta di talenti attraverso una serie di “open call” volte a dare spazio a progetti editoriali, espositivi o a elargire fondi per intraprendere sentieri ancora incontaminati. 

Giovanna Ferri