Art e Dossier

Da Ancona ai Capitolini: sei opere sacre in mostra a Roma

categoria: Mostre
26 novembre 2024 – 30 marzo 2025

Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino. Capolavori della Pinacoteca di Ancona

Roma
Musei Capitolini - Palazzo dei Conservatori

L’obiettivo del progetto allestito ai Musei Capitolini è duplice: da un lato valorizzare a livello nazionale la collezione della Pinacoteca Civica Podesti di Ancona, e dall’altro anticipare, grazie ad alcune opere che testimoniano la sacralità e l’importanza che assunse l’arte adriatica del ‘500, gli eventi culturali previsti per il prossimo Giubileo del 2025. 

Il museo anconetano - sorto nel 1884 e dedicato al pittore ottocentesco Francesco Podesti, personalità di spicco della scena artistica tra Roma e le Marche - fu riaperto nel dopoguerra dall’allora soprintendente Pietro Zampetti per conservarvi le opere salvate dai bombardamenti grazie all’azione di Pasquale Rotondi, l’eroico direttore del Palazzo Ducale di Urbino. Oggi è al centro di una vasta operazione di rilancio che prevede anche il riallestimento delle sale, in modo da restituire ai cittadini e ai visitatori lo spaccato di un periodo cruciale della storia del collezionismo e della museologia nella città marchigiana. 

La mostra si compone di sei opere di carattere sacro, trasferite per la prima volta a Roma dalla città dorica: il capolavoro più significativo è la Madonna con il Bambino in gloria, i santi Francesco e Biagio e il donatore Luigi Gozzi, detta anche Pala Gozzi, cioè la prima opera firmata e datata di Tiziano Vecellio che la dipinse poco dopo l’eccezionale Assunzione dei Frari. A commissionare la tela fu proprio Luigi Gozzi, mercante di Dubrovnik attivo tra la Serenissima e Ancona che viene raffigurato inginocchiato in basso, con un ritratto di straordinaria verità. Dello stesso Tiziano è la Crocifissione o Pala Cornovi della Vecchia, realizzata dal cadorino nel 1558, trentotto anni dopo la consegna della sua prima grande opera marchigiana.

Meno noto, ma meritevole di una riscoperta, è Olivuccio Ciccarello, interprete del rinnovamento della pittura anconetana fiorita fra Trecento e Quattrocento e del quale si ammira la Circoncisione di Gesù Bambino (1430-1439) provenientedalla chiesa di San Francesco ad Alto, una delle opere appartenenti al nucleo storico della pinacoteca. Segue la piccola Madonna col Bambino di Carlo Crivelli (1480), rinvenuta fortuitamente in un armadio di sacrestia della stessa San Francesco ad Alto: l’artista la dipinse durante una lunga permanenza in terra marchigiana dopo aver lasciato Venezia e Zara. La Pala dell’Alabarda di Lorenzo Lotto -  esule a più riprese nella regione - fu invece messa a punto per la chiesa di Sant’Agostino e può essere ritenuta un capolavoro della maturità del pittore; dopo l’esecuzione, la pala attraversò complesse vicende patrimoniali e conservative e solo in anni recenti è stata restituita nel suo assetto originale.

Chiude il percorso l’imponente Immacolata concezione di Guercino (1656), in cui la figura della Vergine si staglia su un paesaggio marino che richiama la baia di Ancona; la pala fa parte dell’importante donazione fatta da Luigi Rocchi Camerata al Comune del capoluogo marchigiano nel 1906.

Strettamente collegate alla storia di Ancona, le opere in mostra descrivono le importanti contaminazioni tra correnti artistiche, in particolare quella veneta, che hanno reso la città depositaria di assoluti capolavori tra XV e XVII secolo e dialogano con le testimonianze dei medesimi autori – è assente solo Olivuccio di Ceccarello – conservate nella pinacoteca dei Musei Capitolini.

Marta Santacatterina