Art e Dossier

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I volti di Leonardo ad Haarlem

categoria: Mostre
5 ottobre 2018 – 6 gennaio 2019
Haarlem, Olanda
Teylers Museum

La prima grande mostra dedicata a Leonardo da Vinci nel cinquecentenario della morte ha aperto a Haarlem, in Olanda, nella suggestiva sede del Teylers Museum, museo di arte e scienza aperto al pubblico nel 1784. Tra i fossili, gli antichi strumenti per esperimenti di fisica e le prestigiose raccolte di incisioni si trovano ora anche ben trenta disegni originali di Leonardo, grazie a prestiti delle principali collezioni del mondo e soprattutto a cinque-sei anni di lavoro di preparazione da parte degli organizzatori. La selezione delle opere ruota  intorno alla ricerca dell’artista e scienziato sul volto umano, al tempo stesso indagine anatomica, riflessione filosofica e analisi fisiognomica. La resa delle emozioni era per Leonardo un fondamentale strumento creativo, nelle mani di un artista. Per questa ragione realizzò un gran numero di quelle che si chiamano “teste di carattere”, indugiando sui modi in cui il mondo interiore di un essere umano emergeva in superficie rivelandosi agli occhi degli altri. Il percorso della mostra ci mette così di fronte come a una serie di specchi, facce che ci rimandano stati d’animo diversi, dall’ira alla furia, all’ironia, all’enigmaticità dei molti sorrisi che appaiono con una certa frequenza nell’opera di Leonardo. Ma non si può non notare la forte presenza di smorfie, deformità, rappresentazioni caricaturali di soggetti –  teste bizzarre” – che viene da chiedersi se fossero reali o del tutto fantastici. Abbiamo incontrato il curatore della mostra, Michael Kwakkelstein, direttore dell’Istituto olandese di storia dell’arte di Firenze, che suggerisce una spiegazione. Leonardo, intanto, usava modelli viventi anche per le sue scene di soggetto sacro e questo spiega le variazioni, le particolarità individuali che molti dei suoi volti presentano. Ma c’è di più. Leonardo non aveva avuto l’educazione scolastica che era invece di prassi per i figli delle classi abbienti, non conosceva il latino e tantomeno il greco; ne era consapevole e soffriva dell’esclusione dai circoli colti del suo tempo: «So bene che per non essere io litterato, che alcuno presuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll’allegare io essere omo sanza lettere», scrive in una nota conservata nel Codice Atlantico. A questo orgoglio ferito rispose con lo studio e l’applicazione a qualunque disciplina gli si presentasse a portata di mano. Ai tempi del suo soggiorno milanese, fa notare Kwakkelstein, impiegò alcuni anni prima di proporsi al servizio della corte degli Sforza come ingegnere. Studi recenti segnalano anche come Leonardo probabilmente associasse fattezze (e animo) bestiali a poeti e letterati, e ne realizzasse caricature nell’intento di ridicolizzare coloro dai quali si sentiva in qualche modo defraudato e maltrattato ingiustamente. In alcuni casi è evidente l’intento comico, il piacere di prendersi gioco della vanità altrui; mentre altri disegni propongono l’associazione neoplatonica della bellezza esteriore con quella interiore. Forse solo il re di Francia, che lo definiva un “filosofo”, seppe apprezzarne davvero, al tempo, l’approccio totalizzante, onnicomprensivo, seppure associato a un carattere scostante e solitario. A emergere con certezza, nella mostra olandese, sono l’attrazione di Leonardo per il contrasto fra bellezza e bruttezza, giovinezza e vecchiaia, la fantasia spinta al limite del mostruoso, la registrazione impietosa di come la bellezza stessa sia destinata a scomparire lasciando il posto alla decadenza del corpo, e di come in ciascun individuo, probabilmente, alloggi un lato nascosto e impresentabile. 

Claudio Pescio