Art e Dossier

Il Cinquecento a Ferrara: una mostra a Palazzo dei Diamanti

categoria: Mostre
12 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025

Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso

Ferrara
Palazzo dei Diamanti

Nel Cinquecento di Leonardo, Michelangelo, Botticelli, Tiziano, riconosciuti da secoli come il Rinascimento italiano, Ferrara visse un suo Rinascimento rimasto a lungo “segreto”, relegata nell’indistinto margine della provincia per oltre quattro secoli. Fino a che uno straordinario professore di Bologna che rivoluzionò per sempre il modo di guardare l’arte circoscrisse l’area della "Padanìa", all’interno della quale Ferrara diventò per la prima volta protagonista: nel 1933 Roberto Longhi sprovincializzava l’Officina ferrarese e rendeva questa scuola il fulcro di una trama cosmopolita di intense connessioni artistiche tra l’Italia centrale e settentrionale. 

Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso a Palazzo dei Diamanti riprende il racconto dell’esposizione del 2023 dedicata a Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa: in apertura il prossimo 12 ottobre e visitabile fino al 16 febbraio 2025, la mostra è il secondo momento di un più ampio sguardo sulla stagione rinascimentale della fucina creativa estense, dalla seconda metà del Quattrocento alla fine del Cinquecento, espressiva talvolta fino all’eccesso ma estremamente autentica. A cura di Vittorio Sgarbi e Michele Danieli, con la direzione di Pietro Di Natale, l’esposizione approfondisce la temperie artistica del primo Cinquecento a Ferrara, da quando il duca Ercole I d’Este lasciò il testimone al figlio Alfonso I (1505), fino alla scomparsa di quest’ultimo (1534), mecenate raffinatamente illuminato.

Al tramonto della generazione di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, i protagonisti del rinnovamento sono quattro maestri di radicata formazione ferrarese ma approdati a esiti stilistici molto diversi: l’espressività caricata ed eccentrica di Ludovico Mazzolino guarda ai tedeschi per orientarsi in senso anticlassico; il naturalismo di Giovanni Battista Benvenuti detto Ortolano è intriso di luce e suggestioni coloristiche venete; Benvenuto Tisi detto Garofalo è l’interprete locale della maniera di Raffaello, mentre lo stile colto e divertito diGiovanni Luteri detto Dosso è influenzato tanto da Giorgione e Tiziano quanto da Michelangelo. 

Nella città del silenzio, Il Cinquecento a Ferrara esce dal tracciato sfidando la banalità del ‘già visto’ per far rivivere la stagione in cui razionalismo e fantasia, classicità e sentimento, danno vita a un immaginario figurativo che non può essere definito altrimenti se non ‘ferrarese’.

Serena Tacchini