Art e Dossier

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Luigi Ghirri a Fotografia Europea a Reggio Emilia

categoria: Mostre
26 aprile 2024 – 2 marzo 2025

Luigi Ghirri. Zone di passaggio

Reggio Emilia
Palazzo dei Musei

Da qualche anno, in occasione del festival di fotografia Fotografia Europea, a Reggio Emilia, a Palazzo dei Musei, si inaugura, progressivamente, una nuova mostra che rivela lo stretto dialogo tra l’archivio di Luigi Ghirri e altri progetti, non necessariamente fotografici, che si rifanno al concetto di archivio e di sapere collettivo. A curare questo omaggio al grande artista emiliano, anno dopo anno, Ilaria Campioli, in stretta collaborazione con Adele Ghirri, che dell’archivio di Luigi Ghirri ne è la responsabile. Dopo il primo focus sull’immaginario dell’Italia in Miniatura e il secondo sul concetto di spazio verde urbano e su quello di elemento naturale, il terzo focus, la mostra esposta quest’anno, Luigi Ghirri. Zone di passaggio, è un’indagine visiva che si srotola secondo una metodologia progettuale sottilmente diversa rispetto agli scorsi anni. Mentre nelle due edizioni precedenti il perno e l’incipit espositivo era una specifica serie di Luigi Ghirri, attorno a cui circumnavigavano le altre visioni, gli altri autori, gli altri patrimoni archivistici, per la XIX edizione di Fotografia Europea, che ha come tematica “La natura ama nascondersi”, l’incipit iniziale è stato un vero e proprio concetto, un’idea, una riflessione sul buio, sul paesaggio notturno e tutte quelle implicazioni tecniche e simboliche che lo riguardano. Lo stesso archivio di Ghirri è stato scandagliato per ricercare le immagini che avrebbero potuto trasferire al meglio questa tematica, non più la definitezza di una serie storicizzata, ma una sequenza elaborata a posteriori, con alcuni inediti e la meraviglia di vedere accostate immagini prima non comunicanti. Partendo dallo stupore di vedere un “nuovo Ghirri”, o meglio di vedere Ghirri sotto una prospettiva diversa, l’esposizione procede con opere di Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani, Awoiska van der Molen. Ciò che congiunge tutti questi autori, apparentemente eterogenei, è la loro comune intenzione di capire, visivamente, come luce e buio entrino in stretta connessione, creando paesaggi nuovi, effimeri, immaginifici, performativi, elaborati da processi anche scientifici. C’è chi ha usato come fonte di luce, per dare avvio alla propria rappresentazione, un agente naturale, le lucciole (Gregory Crewdson e Paola Di Bello); chi, invece, ha lavorato con il video e le installazioni (Awoiska van der Molen, Mario Airò e Amedeo Martegani); chi ha creato i propri paesaggi partendo dall’utilizzo di processori di ricerca scientifica (Armin Linke); chi, in linea con il suo pensiero visivo, prosegue la propria elaborazione nel cercare nel paesaggio anche la sua parte più fugace, transitoria, come le luci dei temporali che piano piano si perdono nel buio della notte (Paola De Pietri); chi, infine, negli anni Settanta faceva parte, insieme anche a Ghirri, di quel gruppo di artisti visionari e illuminati che maneggiavano l’immagine come se si trattasse di puro pensiero, visivo e intellettuale, e che ha dato vita a serie artistiche, in mostra a Palazzo dei Musei, come Stelle e luccioleAia in cui il buio e gli spazi domestici si rendono scenari di sperimentazioni notturne che avrebbero influenzato, poi, le generazioni future di artisti (Franco Guerzoni).
Luigi Ghirri. Zone di passaggio è una mostra di ricerca, pensata e realizzata per far riflettere sulla costruzione di un concetto di “paesaggio notturno”, un paesaggio che nasconde le sue evidenze e celandosi si rigenera, in una versione che è altra rispetto a quella diurna. 

Francesca Orsi