Art e Dossier

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Malevič in mostra a Bergamo

categoria: Mostre
2 ottobre 2015 – 24 gennaio 2016

Malevič

Bergamo
GAMeC - Galleria d'arte moderna e contemporanea
Orario: 9-19 G 9-22

Futuristi, alogici, cubofuturisti, costruttivisti, suprematisti... Ciò che accomuna gli artisti d’avanguardia nella Russia dei primi decenni del Novecento è la tendenza a teorizzare i criteri di base e da lì partire in direzione di una progressiva estremizzazione delle posizioni, fino ad arrivare all’impossibile tentativo di realizzare l’assoluto. Malevič in mostra a Bergamo non fa eccezione: il “suo” personale movimento, il suprematismo – fondato da un unico individuo, egli stesso –, parte dall’interesse per la terra e il mondo contadino e procede in senso antinaturalista fino a cercare il grado zero della pittura: forme geometriche pure (supreme, appunto), astrazioni prive di dimensione che galleggiano nello spazio. Può essere “bella” un’astrazione che è un rigoroso distillato teoretico? La risposta potete cercarla alla Gamec di Bergamo nella mostra intitolata Malevič. Kazimir Malevič nasce nel 1878 in Ucraina. A Mosca dal 1904, inizia a studiare, dipingere e sperimentare negli atelier delle prime avanguardie, quelle del gruppo Coda d’asino e dei futuristi (collabora alla stesura del loro primo manifesto). Nel 1913 disegna i costumi e le scene dell’opera futurista Vittoria sul Sole.
In quegli anni espone con Der Blaue Reiter su invito di Kandinskij. Nel 1915 lancia il proprio movimento, il suprematismo e presto aderisce ai progetti educativi della rivoluzione sovietica. Nel 1919 inizia a insegnare all’Istituto d’arte di Vitebsk (dove si scontra con Chagall) e poi a Leningrado. Negli anni Venti, in Germania, si lega al Bauhaus e ad artisti come Schwitters, Gabo, Arp, Le Corbusier. I suoi rapporti con i tedeschi gli costeranno cari quando il regime sovietico lo costringe in carcere proprio a causa di quelle relazioni non gradite con il nemico. Successivamente torna alla pittura figurativa. Muore a Leningrado nel 1935. La mostra – curata dalla vicedirettrice del Museo di Stato russo di San Pietroburgo, Eugenia Petrova, e dal direttore della Gamec, Giacinto Di Pietrantonio – celebra i cento anni della Vittoria sul Sole e presenta una selezione di settanta opere dell’artista (e di suoi contemporanei). Il percorso inizia con le prime opere di impronta simbolista, prosegue poi con una consistente esemplificazione di tutte le tappe che lo condussero al suprematismo, con opere notissime come Ritratto perfezionato di Ivan Kljun (1913), Quadrato nero, Croce nera e Cerchio nero (tutte del 1923 circa), Ragazze nel campo (1928-1929), Casa rossa (1932). Molto spazio è dedicato ai costumi della Vittoria sul Sole, ma anche alle sue progettazioni architettoniche e alle altre forme di sperimentazione che praticò.

Claudio Pescio