Maurizio Buscarino ad Alessandria
Figure nel campo dello sguardo
Presso le Sale d’Arte di Alessandria va in scena l’atlante di immagini che il fotografo di teatro Maurizio Buscarino ha prodotto in giro per il mondo, calcando i palcoscenici internazionali.
La mostra Figure nel campo dello sguardo, esposta fino all’8 giugno, a cura di Giovanna Calvenzi, si anima della profondità dell’occhio di Buscarino, una profondità che ha saputo cogliere non semplicemente l’interpretazione attoriale, ma cosa faceva muovere quell’attore, la sua condizione umana.
I suoi bianco e neri sono un viaggio nella storia e nel tempo del teatro, e non solo, sono poesie visive rivolte alle viscere di una professione che porta in scena l’espressione di ciò che è invisibile, di ciò che è custodito dal corpo umano. Avendo viaggiato per il mondo con la sua macchina fotografica al seguito di compagnie teatrali, Buscarino ha raccolto, grazie al suo guardare, l’eterogeneità delle interpretazioni, la sfaccettatura del teatro mondiale, dall’Europa all’America, fino all’Oriente. Nella mostra di Alessandria è condensato tutto il patrimonio visivo collezionato dal fotografo durante i suoi viaggi.
Tra le luci e le ombre dei palcoscenici Buscarino riesce a estrapolare la storia umana, rendendosi testimone dell’opera di grandi menti del teatro come Tadeusz Kantor, Jerzy Grotowski, Eimuntas Nekrosius, Dario Fo e Vladimir Vasiliev. Tuttavia, però, il fotografo bergamasco non si rivela semplicemente come presenza che attesta la grandezza dei maestri e, come scrive anche Giovanna Calvenzi, con il suo sguardo ravvicinato e penetrante, diventa lui stesso uno dei personaggi in scena. “Immagine dopo immagine si ha la percezione sempre più definitiva che Buscarino non sia né testimone né interprete della messa in scena bensì uno dei protagonisti con i quali condivide lo spazio narrativo, attento a cogliere volti, sguardi, gesti dei suoi compagni di lavoro”. Nel teatro, l’autore, vede la metafora della vita, nei volti degli attori che ritrae la manifestazione di essa, i sentimenti che si rivelano in superfice. E quella superfice lui la immortala come pochi sanno fare.
Francesca Orsi