Art e Dossier

Il colore nero diviene, in occasione dell’esposizione Nero. Perugino Burri, il comune denominatore che permette di porre a dialogo le opere di Pietro Vannucci detto il Perugino (1446-1523) e Alberto Burri (1915-1995) in corso a palazzo Baldeschi al Corso a Perugia fino al 2 ottobre. I curatori, Vittoria Garibaldi e Bruno Corà, presidente di Fondazione Burri (Città di Castello, Perugia), hanno infatti voluto sottolineare come i due artisti abbiano usato in modo assolutamente originale il nero, il cui utilizzo rappresentò una grande innovazione per l’epoca di Perugino ed è stato uno dei tratti più ricorrenti nell’opera di Burri. Fra le venti opere esposte anche la Madonna col Bambino e due cherubini di Perugino, la tavola da cui è nata l’idea della mostra. Nel capolavoro realizzato dall’artista sul finire del XV secolo, la Vergine con il Bambino si staglia su uno sfondo completamente nero che dona agli incarnati e ai colori delle vesti un risalto assolutamente innovativo. Uno sfondo che Perugino ripropone anche in altre opere di piccolo formato e datate a cavallo tra il XV e il XVI secolo, anch’esse presenti in mostra e a cui sono accostate una decina di opere di Alberto Burri. Lavori come Rosso plastica (1952) e Ferro E (1958), nelle quali si può ritrovare il medesimo interesse per il nero inteso sempre non come mancanza di colore, ma come buio che permette alla luce di emergere.