Art e Dossier

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Notre-Dame: sculture gotiche dalla grande cattedrale

categoria: Mostre
5 aprile – 30 settembre 2019

NOTRE-DAME DE PARIS. Sculture gotiche dalla grande cattedrale

Torino
Palazzo Madana

«Il tempo è cieco e l'uomo è stolto», scrisse Victor Hugo nel 1831 nella sua lettura neogotica di Notre-Dame de Paris.  Nella tragica serata di questo 15 aprile, in poche decine di minuti è andata in fumo una significativa parte del monumento-simbolo di Parigi. Stamani si è parlato subito dello scrittore parigino come di un profeta, giacché quasi due secoli fa Hugo aveva notato che se avessimo avuto «il piacere di esaminare una ad una le diverse tracce di distruzione segnate sull'antica chiesa, quelle causate dal tempo sarebbero risultate una minima parte, dato che le peggiori sono dovute agli uomini». Come non dargli ragione... Le prime notizie raccolte stamani parlano di un danno o di una «distruzione involontaria». Saranno altri a stabilire le cause. Agli studiosi spetta il compito di fare un po’ di chiarezza, dato che nella nottata sul web e alla televisione si sono sentite diverse inesattezze. Certamente, non si può fare a meno di notare l’inaudita coincidenza dell’emozionante mostra inaugurata il 5 aprile scorso a Torino in Palazzo Madama: da dieci giorni sono esposte infatti, con un allestimento di forte impatto visivo, quattro teste gotiche superstiti provenienti da Notre-Dame, in particolare dalle statue-colonna del portale del braccio settentrionale del transetto (una testa di re mago, una di uomo barbuto, e una femminile, allegoria di una Virtù teologale, metà del XIII secolo), e una testa d’angelo già nel portale sinistro della facciata occidentale, dedicato all’Incoronazione della Vergine. Superstiti, sì, dalla cattedrale di Notre-Dame, ma non dall’incendio di questa notte: piuttosto, dalla stolta furia rivoluzionaria: fra il gennaio del 1793 e la fine del 1794 un sedicente Comitato della Città di Parigi, operò dapprima una “toilette rivoluzionaria”, poi venne il turno della “superstizione”, infine quello della tirannide distruttrice. Insomma, si distrusse a più riprese, e più che si poté, fino al quasi totale annientamento della ricchissima decorazione scultorea esterna. Forse i membri del Comitato rivoluzionario non avrebbero infierito così duramente su quelle sculture di pietra se avessero saputo che in realtà esse non raffiguravano i re di Francia, bensì i re di Giuda, gli antenati di Cristo. Tale distruzione ci pare solo paragonabile a quanto ha fatto sciaguratamente l’Isis nei siti millenari e stupefacenti, oggi ridotti in gran parte a polvere del deserto, nella terra fra i due fiumi, agli albori della nostra civiltà. Tant’è, le quattro teste oggi esposte a Torino, insieme a migliaia di resti delle statue-colonna della spettacolare Galleria dei re, e dei portali della facciata ovest (risalenti ai primi decenni del XIII secolo), per qualche tempo giacquero sul sagrato della chiesa,  fatti “sbriciolare” perché simbolo della monarchia e della religione allora tanto aborrite. Infine furono reimpiegati come materiali da costruzione o chissà cos’altro. Certo è che il 2 maggio del 1977 la televisione francese mostrò al mondo intero le prime immagini dei frammenti rinvenuti in rue de la Chaussée d’Antin nel corso dei lavori di ristrutturazione di un edificio costruito nel 1796. Alcune immagini di quelle statue le conoscevamo già, perché pubblicate, ancora intatte, nella tavole incise da Montfaucon nel 1729. Ma vederle dal vivo, benché in frammenti, fu un’emozione… Furono restaurate, studiate e infine collocate in quel delizioso museo del Medioevo che è il Musée de Cluny a Parigi. Oggi Notre-Dame è agli occhi del mondo intero la vittima di un furioso incendio. Le sculture esposte da qualche giorno a Palazzo Madama sono giunte a Torino non certo per la coincidenza del tragico evento, ma come frutto di un ben avviato rapporto di collaborazione fra il Musée de Cluny e Palazzo Madama-Museo civico d’Arte antica: un’occasione unica, per il pubblico italiano, per ammirare questi quattro capolavori dallo sguardo intenso e umanizzato paragonabile solo a quanto da noi avrebbe sperimentato in scultura, fra Duecento e Trecento, il nostro Giovanni Pisano (e in pittura Giotto). È anche l’occasione per apprendere, grazie all’allestimento audiovisivo, non solo la storia delle sculture ma anche quella del cantiere di Notre-Dame, iniziato nel 1160, fino alle distruzioni della Rivoluzione, che trasformò la chiesa in Tempio della Ragione, e poi ai restauri integrativi di Viollet-le-Duc sulla metà del XIX secolo. Un’altra puntata sarà scritta altrove, purtroppo, a registrare gli esiti dell’incendio di questa notte. E non dimentichiamo che altri frammenti medievali sono al Musée Carnavalet di Parigi e al Metropolitan di New York.

Gloria Fossi