Art e Dossier

Salvo, flâneur del tempo, in mostra a Torino

categoria: Mostre
1 novembre 2024 – 25 maggio 2025

Salvo. Arrivare in tempo

Torino
Pinacoteca Agnelli

Era il 1956 quando un bambino siciliano di nove anni arrivò a Torino con la sua famiglia. Quel bambino, che sarebbe diventato noto semplicemente come Salvo, avrebbe trasformato quella città industriale nel suo personale atelier per i successivi sessant'anni, fino alla sua scomparsa nel 2015. La Pinacoteca Agnelli di Torino ospita Salvo. Arrivare in tempo, la più ampia retrospettiva mai dedicata all'artista, a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti che hanno scelto di non limitare la mostra agli spazi espositivi del terzo piano. Per la prima volta, le opere di Salvo dialogheranno anche con la collezione permanente al secondo piano, in un progetto che include l'intero museo. Come un flâneur del tempo, Salvo ha attraversato le correnti artistiche del suo secolo con elegante indipendenza. Partito dall'Arte povera nei primi anni Settanta, compì quella che all'epoca sembrò una virata incomprensibile: nel 1973 abbandonò l'arte concettuale per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Una scelta controcorrente che oggi, grazie a questa mostra, rivela la sua profonda coerenza.

La sua ricerca pittorica, lungi dall'essere una rottura con il periodo concettuale, ne fu piuttosto una naturale evoluzione. A posteriori è evidente come i cicli tematici ricorrenti, l'attenzione maniacale ai riferimenti storico-artistici e l'esplorazione quasi scientifica della luce sono stati gli elementi di continuità in tutta la sua produzione. Arrivare in tempo non è solo il titolo della mostra ma una chiave di lettura dell'intera parabola artistica di Salvo, un’espressione che proviene da una lettera allo scrittore e amico Giuseppe Pontiggia, dove l’urgenza di giungere prima della notte per dipingere un tramonto si trasforma in una potente metafora del suo manifesto artistico: creare un’arte che colga l'essenza del momento giusto. Salvo ha saputo essere sempre contemporaneo, pur mantenendo un rapporto privilegiato con la tradizione storico-artistica. Un equilibrista tra passato e presente, tra concettuale e figurativo, tra Sicilia e Torino, tra solitudine creativa e dialogo con i grandi maestri. Lo ha fatto pur prendendosi le sue licenze. La scelta di colori quasi infantili nella sua pittura onirica crea un distacco dalla realtà, invitando a rimanere nel sogno. Si ispira a Raffaello e Cosmè Tura per l’opera Il trionfo di San Giorgio ma incorpora e accetta l'errore, perché l'arte deve avere il potere di provocare e infastidire.

Nel percorso espositivo emerge con forza la peculiarità di un artista che ha fatto della pittura uno strumento perribaltare i paradigmi dell'epoca. La sua capacità di trasformare soggetti apparentemente banali - paesaggi, nature morte, scene quotidiane - in complesse riflessioni sulla natura stessa dell'arte, trova in questa mostra una lettura finalmente completa. Un'esposizione che rivela come Salvo sia stato, paradossalmente, più radicale nella sua pittura di quanto non lo fosse nel suo periodo concettuale, anticipando questioni che l'arte contemporanea sta ancora elaborando.

Lucia Antista