Art e Dossier

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Turcato e Schifano. Sulla pittura

categoria: In galleria
1 marzo – 15 aprile 2018
Milano
Galleria Giovanni Bonelli

Due protagonisti dell’arte del Novecento, senza dubbio tra i più importanti delle rispettive generazioni, sono al centro di una riflessione “sulla pittura”, come recita il titolo della mostra allestita negli spazi della Galleria Giovanni Bonelli di Milano. I circa trenta lavori esposti, equamente divisi tra Giulio Turcato e Mario Schifano, costituiscono solo un piccolo assaggio della sconfinata produzione che ha caratterizzato entrambi, tanto che il curatore Marco Meneguzzo definisce il loro modus operandi come “compulsivo”. Proprio questa peculiarità è assunta come fil rouge che accomuna i due pittori, per i quali il fare artistico era una vera e propria ossessione, e non rispondeva tanto alle incessanti richieste di mercato – che pure esistevano – quanto a un bisogno interiore inarrestabile e inevitabile. Secondo il curatore tale pratica era anche – e lo è tuttora per gran parte dei pittori – “un modo per arrivare a fare un capolavoro: un risultato che i due non ottenevano realizzando serie di varianti via via minori, ma producendo continuamente, fino a che l’idea iniziale non si esauriva e a quel punto erano costretti a fare qualcos’altro. In fondo la pittura porta proprio a questo, all’infinita variante”, dichiara Meneguzzo. Turcato e Schifano condivisero gli stessi luoghi: il primo arrivò a Roma nel 1943, aderendo successivamente al Fronte nuovo delle arti e poi al Gruppo degli otto; approfondì, com’è ben noto, l’astrattismo informale italiano, giungendo a partecipare a numerose Biennali a Venezia e a ricevere molti riconoscimenti sia in premi sia in fortuna critica. Il più giovane – definito come uno dei principali esponenti della pop art italiana – si avvicinò, alla fine degli anni Cinquanta, agli artisti di Piazza del Popolo nella Capitale, per poi scoprire, grazie a un soggiorno a New York, la Factory di Andy Warhol. E se il veneziano Turcato fu un grande sperimentatore nell’uso di diversi materiali per le sue opere, quali la sabbia e la gommapiuma, l’irrequieto Schifano trovò tra i mezzi espressivi più congeniali, oltre alla pittura, la fotografia e il cinema. La Galleria Bonelli ha allora scelto di proporre, per raccontare l’arte di Giulio Turcato, una serie di lavori con caratteristiche materiche peculiari: delle Superfici lunari su gommapiuma (datate 1968 e 1970), dei Tranquillanti su tela dei primi anni Sessanta (dove l’artista impiega vere pastiglie di sedativi), e alcune opere quasi “gestuali” come gli Alleluja dei primi anni Settanta. L’eclettismo di Mario Schifano è invece rappresentato da un grande autoritratto del 1979 e da una serie di tecniche miste su tela o su carta realizzate tra il 1962 e il 1984.

Marta Santacatterina