Piero di Cosimo: biography
Le poche notizie documentarie sull’artista, che insieme alla mancanza di opere datate e firmate hanno reso difficile la ricostruzione del suo percorso creativo, ci vengono fornite in primo luogo dal padre, Lorenzo di Piero d’Antonio. Grazie alle sue informazioni si può risalire con buona approssimazione all’anno di nascita, il 1461 o al più tardi il 1462, a Firenze, e collocare gli esordi del suo apprendistato artistico, diciottenne, presso Cosimo Rosselli che lo ebbe caro come un figlio e in onore del quale Piero volle appunto prendere il patronimico “di Cosimo”.La prima grande occasione della sua carriera gli si presenta nel 1481-1482, quando, al seguito di Rosselli, si reca a Roma per affrontare l’impresa decorativa della Cappella sistina alla quale il maestro partecipa con altri e più noti pittori dell’epoca. Personaggio bizzarro e originale, Piero risulta scarsamente integrato negli ambienti ufficiali, come dimostra anche la sua estraneità alla committenza medicea e la prevalenza di richieste private da parte di facoltose famiglie patrizie fiorentine tra cui spiccano i Del Pugliese per i quali dipinse alcune importanti opere. Nella sua produzione si annoverano dipinti sia sacri che profani, nei quali ultimi soprattutto si distinse per una scelta fantasiosa dei soggetti e dei modi di rappresentarli, incline a tenere conto dello sperimentalismo di artisti suoi contemporanei come Filippino Lippi, Lorenzo di Credi o Luca Signorelli, e con un occhio, specie nell’ultima parte della sua produzione, a Leonardo. Fu anche sensibile all’arte fiamminga nel tratto crudamente realistico di certe sue composizioni, nella resa precisa del dettaglio e dell’elemento naturale. Tra le sue opere più originali restano una serie di spalliere, tavole destinate a decorare ambienti privati delle dimore patrizie, istoriate con scene mitologiche o storico-mitologiche. Tra queste: Il ritrovamento di Vulcano (1481-1490)e Vulcano ed Eolo (post 1487), il ciclo delle Storie dell’umanità primitiva (1490-1500), La scoperta del miele e Le disavventure di Sileno (entrambe del 1500 circa). Altra opera famosa della sua produzione è il ritratto di Simonetta Cattaneo Vespucci,notoanche come Cleopatra, eseguito attorno al 1481-1492,e sempre in qualità di ritrattistavanno anche ricordati due dipinti dalla datazione controversa (1488-1492 o 1500-1505) e di chiaro stampo fiammingo Giuliano Giamberti detto da Sangallo e il padre del celebre architetto, Francesco Giamberti. La sua ultima opera, ancora di genere profano e fantastico, è probabilmente La liberazione di Andromeda (1510-1513). La morte lo coglie nel 1522 a Firenze.
Piero di Cosimo: the works
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Madonna col Bambino in trono con i santi Pietro, Giovanni Battista, Nicola e Domenico
(Pala Del Pugliese)
Saint Louis, City Art MuseumLa pala, come sottolineano anche gli stemmi presenti sulla cornice originale, prende nome dalla famiglia del committente, Piero Del Pugliese, ritratto nel personaggio inginocchiato sulla destra del dipinto, ovvero san Nicola, con in mano le tre sfere d’oro che costituiscono il suo attributo iconografico. Una scelta forse dovuta alla munificenza del committente nei confronti della chiesa fiorentina annessa allo Spedale degli Innocenti, l’orfanatrofio cittadino, che bene lo faceva identificare col santo protettore dell’infanzia. In questa Sacra conversazione ambientata all’aperto, un gioco di sguardi e di gesti convoglia l’attenzione sulla figura di san Domenico, inginocchiato sulla sinistra, riconoscibile dall’abito dell’ordine da lui fondato e dal suo attributo specifico che è il giglio. È a lui infatti che san Pietro poggia amichevolmente una mano sulla spalla, è lui che viene indicato e guardato da san Giovanni Battista, in piedi sul lato opposto, lui quello a cui si rivolge lo sguardo del Bambino benedicente. Questi rimandi vogliono forse esprimere il rapporto privilegiato tra la Chiesa, rappresentata da san Pietro, e l’ordine domenicano cui il patrono di Firenze, san Giovanni, chiede di assumere un ruolo principale nella vita religiosa della città.
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Pala della
Visitazione 1489 circa olio su tavola; 184 x189La pala, con l’incontro tra la Vergine e sua cugina santa Elisabetta, entrambe incinte rispettivamente del Cristo e di san Giovanni Battista, fu dipinta per la chiesa degli agostiniani di Santo Spirito. Destinata alla cappella Capponi, fu probabilmente commissionata non, come vorrebbe Vasari, da Gino, che pure fu l’acquirente dello spazio sacro, ma da suo figlio Piero che portò a termine l’arredo dell’ambiente nel 1487. Sullo sfondo, alle spalle di Maria, si intravede La Natività, mentre dietro santa Elisabetta si scorge la Strage degli innocenti. I santi in primo piano sono san Nicola (riconoscibile dalle tre sfere d’oro su cui si dispiega un virtuosistico gioco di luci) e sant’Antonio abate. La veste di santa Elisabetta appare molto simile all’abito delle monache agostiniane ed è quindi verosimile che il suo personaggio rappresenti appunto l’ordine agostiniano della chiesa di Santo Spirito, e più in generale il clero regolare femminile, mentre la Vergine alluderebbe, com’è tradizione, alla Chiesa e al clero secolare.
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Ritorno dalla caccia
1490-1500 olio e tempera su tavola
70,5 x
168,9La scena narrata in questa tavola, dove l’incendio è relegato sullo sfondo, immagina gli uomini primitivi mentre si caricano sulle spalle i trofei di caccia per trasportarli sulle imbarcazioni. Queste ultime fanno pensare a una fase più evoluta della vita primitiva rispetto al pannello della Caccia, come sembra confermare anche la presenza delle donne che potrebbero alludere alla famiglia e ai legami sociali.
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Le disavventure di
Sileno
1500 circa
olio su tavola; 76,2x126,55 Cambridge (Massachusetts), Fogg Art MuseL'opera descrive le peripezie di Sileno che, volendo accaparrarsi il miele e caduto dall’albero a causa della sua ubriachezza, viene punto sugli occhi dalle api e soccorso sulla sinistra del dipinto, mentre sulla destra, pesantemente incollato a terra, viene deriso per non essere riuscito nella sua impresa.
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La scoperta del miele 1500 circa
olio su tavola; 80x128,5
Worchester, Art MuseumInsieme al pannello con Le disavventure di Sileno, la tavola forma un insieme dal tono giocoso e buffonesco dove è introdotto il personaggio di Sileno, una figura mitologica assimilata ai satiri, ma con i tratti di un anziano corpulento e ubriacone, dotato di grande vis comica, che è spesso raffigurato, come in questo caso, a cavallo di un asino alla testa dei cortei trionfali di Bacco. Il tema del dipinto, dove per raccogliere il miele l’allegra brigata produce con tutti i mezzi a disposizione il più grande frastuono possibile per far sciamare le api che hanno costruito il loro alveare sul tronco di un albero secco, potrebbe avere un collegamento di tipo araldico con la nobile famiglia del committente, Guidantonio Vespucci, nel cui stemma figuravano appunto le api. Panofsky ha indicato nei Fasti di Ovidio la fonte dell’episodio e ha osservato che il corteo bacchico e l’atmosfera della composizione non sono di natura dionisiaca e sfrenata, due attributi solitamente associati al dio del vino, ma piuttosto a carattere pastorale, idilliaco, tornando qui come nei pannelli con Vulcano l’idea di una divinità portatrice di civiltà per il genere umano.