Avanguardie al femminile: la mostra su Carla Accardi, Marina Apollonio e Dadamaino a Firenze
Avanguardie al Femminile
Rende omaggio a tre grandi protagoniste dell’arte italiana del dopoguerra la mostra Avanguardie al Femminile, ospite della galleria Tornabuoni Arte di Firenze sino al 15 novembre 2024. Oltre quaranta opere evocano il fondamentale contributo di Carla Accardi, Marina Apollonio e Dadamaino allo sviluppo delle istanze astratte durante la seconda metà del secolo scorso, definendo nuovi approcci alla materia pittorica.
Il piano terra della galleria accoglie i lavori di Carla Accardi e Dadamaino, pseudonimo di Edoarda Emilia Maino, accomunate dalla volontà di superare il limite della tela, sperimentando l’uso di supporti alternativi. Se l’opera intitolata Assedio rosso n. 3 del 1956 – esposta anche al Palazzo delle Esposizioni di Roma in occasione della retrospettiva per il centenario della nascita di Accardi, avvenuta nel 1924 ‒ concentra l’universo segnico e cromatico immaginato dall’artista su una tela di oltre un metro e mezzo di lunghezza, le ricerche del decennio successivo trovano un punto di ancoraggio nel poderoso quadro del 1967 dedicato alla critica d’arte e sodale Carla Lonzi – con cui l’artista fondò Rivolta Femminile, uno dei primi movimenti femministi in Italia ‒ e realizzato su sicofoil, un materiale plastico trasparente. La tela, nuovamente utilizzata fra gli anni Ottanta e Duemila, sarà comunque intesa da Accardi quale strumento per ampliare l’indagine attorno alle dinamiche dell’astrazione. Più giovane di dieci anni e presente sulla scena milanese anziché capitolina, Dadamaino, autodidatta affascinata dalla pittura e ispirata da Lucio Fontana, inaugurò la propria carriera con i Volumi, ovali ritagliati in una tela monocroma, che diventa così uno spazio tridimensionale. Vicina alle atmosfere optical e cinetiche – ben testimoniate da Oggetto ottico-dinamico (1963-65), esposto anche al Centre Pompidou di Parigi e poi al Guggenheim Museum di Bilbao ‒, Dadamaino sfruttò le potenzialità della plastica e del poliestere per dare forma a gesti, segni e movimento, come evidenziato da Passo dopo passo (1988) e Sein und Zeit (1999).
Le soluzioni visive di matrice ottico-cinetica ricorrono negli interventi di Marina Apollonio, che occupano il primo piano della galleria. La serie Dinamica Circolare testimonia la maestria dell’artista, classe 1940, nell’armonizzare movimento e dimensione cromatica attraverso il ricorso a congegni meccanici per innescare il dinamismo delle spirali bicolori. L’interesse nei confronti del colore – e della varietà dei supporti – emerge anche dalla serie Blu su rosso fluorescenti 6A(1966-68), che vede spiccare la masonite a sostegno di cromie vivide e brillanti. Osservando le opere di Apollonio, è lampante la sua attitudine alla sperimentazione: l’impiego di tecnologie al passo con i tempi e la capacità di destreggiarsi fra pittura, scultura, disegno e lavori cinetici affiancano la sua rigorosa aderenza alle norme imprescindibili della geometria e della matematica.
Arianna Testino